Questo articolo di Gianfranco De Turris fa da introduzione alla pubblicazione di tre lettere spedite da Renè Guènon a Julius Evola nel 1949.
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(Tratto da I Quaderni di Avalon, n. 10)
Gli epistolari privati, cioè di quelli di cui non è in origine prevista la pubblicazione, sono spesso necessari per avere il quadro completo e corretto di una qualche personalità: confermano o smentiscono il quadro culturale e/o umano che ci si era fatti; completano e arricchiscono l’insieme di caratteristiche; a volte addirittura stravolgono una immagine data per acquisita, l’immagine «pubblica», di un certo personaggio.
Nello scrivere ad amici e sconosciuti, ammiratori e discepoli, avversari e parenti, considerando queste lettere come destinate alla distruzione o alla conoscenza ristretta di pochi, spesso si assumono atteggiamenti, si fanno affermazioni, si divaga su argomenti, come in altre occasioni pubbliche non sarebbe mai avvenuto. Tutto ciò è utilissimo, in alcuni casi imprescindibile, per avere un ritratto a tutto tondo di un determinato uomo di cultura (se vogliamo utilizzare questo termine ambiguo e svalutato). A oltre dieci anni dalla morte di Evola, non è stato purtroppo ancora fatto nulla di concreto (che io sappia) per rintracciare, riunire e ordinare la sua corrispondenza, che sicuramente deve essere stata assai significativa. Non ci sono dubbi che Evola ha avuto uno scambio di lettere con molti amici e personalità, fitto prima della guerra, meno nel dopoguerra. Che fine avrà fatto? Si può immaginare che coloro i quali sono stati in contatto con Evola, dati gli argomenti spesso importanti, comunque non superficiali ed effimeri di cui si parlava, avranno conservato queste missive, ma come rintracciarli? Soltanto qualche rara lettera di Evola è stata pubblicata qua e là, ma nulla di organico sino ad ora.

Evola nel suo studio, durante un incontro con De Turris
Vale naturalmente il ragionamento contrario. Che fine hanno fatto le lettere spedite a Evola? Questa volta la risposta è semplice: non sono state conservate dal suo destinatario, a parte alcune, per il semplice motivo che Evola non era un… «conservatore». Non teneva da parte quasi nulla, nemmeno delle sue cose, dei suoi scritti. Alcuni furono ritrovati per caso. Un giorno del 1970, se non vado errato, ottenuto il permesso di mettere in ordine una piccola libreria a capo del suo letto, rinvenni alcune scatole tipo quelle da scarpe piene di ritagli di riviste e di giornali, quasi tutto materiale anteguerra, da Ignis a Bilychnis al Regime Fascista al Giornale d’Italia, ed altri. Sotto queste scatole una cartellina con delle lettere. Sotto ancora un grosso dattiloscritto. Le lettere erano quelle indirizzategli da René Guénon: ottenni il permesso di fotocopiarle in toto e due anni dopo, una volta uscita alla fine del 1971 La Destra che cercava testi inediti, feci opera di persuasione perché desse il permesso di pubblicarne qualcuna; Evola acconsentì e preparò lui stesso la presentazione e la traduzione di alcuni brani (apparve come La mia corrispondenza con Guénon sul fascicolo del marzo 1972 della rivista). Il dattiloscritto dal titolo Nietzsche e il senso della vita che, se ricordo bene, era stata effettuata subito dopo la guerra, al ritorno di Evola in Italia, per Einaudi ma poi rifiutata o non più pubblicata: convinsi Evola a sottoporla all’editore Volpe che naturalmente la stampò, subito nel 1971 con una prefazione del traduttore.
Il parziale, carteggio Guénon-Evola (l’unico trovato fra le sue carte, come ha poi confermato la Fondazione che ha ereditato le sue cose) è costituito da due gruppi di lettere ben distinti fra loro, tutte provenienti dal Cairo, tutte con data e firma del mittente e testo, come abitudine di Guénon, manoscritto. Riguardano due precisi periodi temporali: Evola spiegò di aver conservato solo quelle, delle molte pervenutegli da Guénon, perché le riteneva di grande interesse, o perlomeno di un interesse superiore a quelle da lui distrutte. Dal nostro punto di vista esterno, ma interessato ai rapporti intercorsi fra i due Maestri, sia personali sia «ideologici», la presenza di questi vuoti incolmabili è una perdita irreparabile. È molto probabile (quasi sicuro) che sia stata distrutta anche qualche lettera dei due gruppi superstiti, data la presenza di alcuni lunghi intervalli di tempo fra alcune di esse.
Ecco, di seguito, una classificazione di queste missive:
1) Primo gruppo: si tratta di fogli di piccolo formato (probabilmente un foglio di maggior formato piegato in due) che coprono il periodo 1933-1937 e riguardano le bozze della Rivolta contro il mondo moderno che Evola inviava man mano, una volta ricevute dalla tipografia: Guénon commentava, criticava, postillava, completava dava opinioni. L’ultima lettera riguarda invece l’edizione italiana della Crisi del mondo moderno. Sono in totale cinque missive così datate:
- 29 settembre 1933 (7 facciate)
- 14 ottobre 1933 (8 facciate)
- 21 ottobre 1933 (8 facciate)
- 21 novembre 1933 (16 facciate)
- 10 giugno 1937 (4 facciate)
2) Secondo gruppo: fogli di più grande formato, separati fra loro, che riguardano gli anni 1947-1950 (l’ultima è stata scritta sei mesi prima della morte di Guénon). Anche questi sono tutti manoscritti, datati Il Cairo e firmati. Ogni lettera, così come le precedenti, inizia invariabilmente con un «Cher Monsieur»: gli argomenti, come già indicato nel florilegio effettuato da Evola stesso per La Destra, sono i più vari e vanno dal giudizio critico al pettegolezzo, dall’analisi della situazione contingente al commento, ai problemi economici. Ecco l’elenco delle 9 missive in dettaglio:
- 30 dicembre 1947 (5 facciate)
- 28 febbraio 1948 (4 facciate)
- 24 giugno 1948 (4 facciate)
- 24 ottobre 1948 (4 facciate)
- 18 aprile 1949 (10 facciate)
- 13 giugno 1949 (8 facciate)
- 2 agosto 1949 (6 facciate)
- 29 ottobre 1949 (6 facciate)
- 25 luglio 1950 (4 facciate)
Fra tutto questo materiale sono state scelte, come indicative degli argomenti trattati e come più significative, le tre lettere di Guénon del 18 aprile (a suo tempo riprodotta in fac simile nel citato fascicolo de La Destra), del 13 giugno e del 29 ottobre 1949, che presuppongono a loro volta lettere di Evola del 2 febbraio, del 18 maggio e del 4 settembre, le cui argomentazioni per fortuna Guénon spesso riassume, cita o ad esse fa riferimento. Considerando una media di una missiva al mese (sei da una parte e sei dall’altra) si può ben vedere quanto sia ciò che è andato disperso e/o distrutto. Nelle lettere qui tradotte (pressoché integralmente: sono trascurati i brani iniziali in cui Guénon con estrema pignoleria esamina la situazione dei suoi e degli altrui scritti da tradurre o da pubblicare), il Maestro del Cairo affronta tre argomenti di massima, esponendo le sue tesi, replicando a quelle di Evola, puntualizzando, rettificando il tiro: la questione dell’iniziazione all’epoca attuale; il problema della massoneria; i vari aspetti della magia nelle figure di vari personaggi (Lévi, Kremmerz, Meyrink, Crowley). Il lettore vedrà come i punti di vista tra i due massimi esponenti della Tradizione nel Novecento, possono essere diversi, a ragione delle due diverse «vie» da loro seguite, pur nel rispetto dei reciproci modi di vedere.
'L’iniziazione, la massoneria, la magia. Tre lettere di René Guénon a Julius Evola' 1 Commento
4 Gennaio 2020 @ 15:33 Andrea
Leggendo le lettere di Guénon ad Evola, si capisce perchè qualcuno ha potuto dire che il primo sta al secondo come l’oro sta al simil-oro.