Alla ricerca dell’inconscio

Torniamo a dei temi più volte toccati su RigenerAzione Evola: anima, inconscio, subconscio, spiritismo, psicologia e parapsicologia, neospiritualismo, manipolazioni e fenomeni psichici, mondo sottile, e così via. Una vera e propria “selva oscura”, tanto per citare Dante, cui stiamo dedicando uno spazio in questo periodo, dove “smarrire la retta via” è tanto facile quanto è poi difficile recuperarla: ciò a causa della natura prettamente tenebrosa ed infera delle forze del mondo sottile che si manifestano in quest’epoca, “richiamate” dal clima psichico prodotto dall’uomo contemporaneo, che funge da formidabile ricettacolo per i peggiori influssi regressivi e subumani. Evola dedicò ad alcuni studi della parapsicologia o metapsichica delle riflessioni in quest’articolo uscito sul Roma nel 1971. Da notare il breve accenno del barone ai fenomeni cd. parafisici, perché questa tipologia di “eventi” è strettamente collegata con un altro particolare tema di attualità, cui Evola dedicò attenzione e su cui ci soffermeremo tra breve.

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di Julius Evola

tratto dal “Roma”, 19 agosto 1971

In un libro uscito recentemente si può leggere la seguente frase: «La metapsichica è la grande speranza dell’avvenire». Una simile affermazione attesta una singolare leggerezza di giudizio e una confusione circa la realtà di fatto.

Il filosofo e psicologo statunitense William James (1842-1910), tra i primi a effettuare ricerche nel campo della parapsicologia

Che cosa è la metapsichica? Verso la fine del secolo scorso nacque il cosiddetto spiritismo. Esso è stato il primo a richiamare l’attenzione su un ordine di fenomeni i quali, a dire il vero, non erano ignoti nell’antichità, ma che per uscire dai quadri della concezione positivistica e materialista del mondo allora predominante erano stati negati o considerati come fisime e immaginazioni di menti superstiziose.

Successivamente nuovo materiale è stato raccolto a parte quello connesso con gli stati medianici e a parte le ipotesi abbastanza primitive degli spiritisti. Alla fine ci si è decisi ad organizzare una ricerca speciale circa i fenomeni extranormali, sotto un rigoroso controllo scientifico, con un atteggiamento analogo a quello assunto nello studio dei fenomeni fisici. Questo nuovo ramo scientifico è appunto la metapsichica, chiamata anche parapsicologia o «ricerche psichiche». Essa conta numerosi centri organizzati nei principali paesi e nella stessa Unione Sovietica. In libri, relazioni, e periodici vengono fatti conoscere i risultati raggiunti dalla ricerca.

Come stato di fatto, tali studi avendo eliminato tutto ciò che può essere trucco e mistificazione, non è più possibile dubitare ragionevolmente della realtà dell’extranormale. Non ammetterla, non significa più essere spiriti critici o scettici ma peccare d’ignoranza, esser privi di informazione. Questo è il merito principale della metapsichica. Essa ha ampliato gli orizzonti, ha allentato le maglie del determinismo fisico e sensoriale facendo intravedere forme di conoscenza e di azione che non soggiacciono a quel determinismo.

La metapsichica incontra dei limiti precisi. In primo luogo, a causa del suo stesso orientamento da «scienza positiva», il quale le fa considerare i fenomeni dall’esterno, nella loro semplice fattualità, tanto da non poterne cogliere né le cause (che possono essere assai varie) né il senso. In secondo luogo, un limite riguarda il genere del materiale che la nuova disciplina ha quasi esclusivamente a disposizione. Un presupposto essenziale per ricerche sperimentali, come quelle da laboratorio, è la possibilità di riprodurre sistematicamente i fenomeni in modo da isolarne le condizioni. Ora, nel campo dell’extranormale considerato dalla metapsichica, di ciò non è il caso: si tratta di fenomeni sporadici, a carattere spontaneo e accidentale, con un sottofondo vario e impenetrabile, con processi che cadono nell’inconscio. È, in una parola, una materiale «spurio» e confuso, costituito, per così dire, dai «sottoprodotti» di una vera fenomenologia sovranormale, sul che subito torneremo. Mancando poi una esperienza diretta e interna da parte dei metapsichici, questi sono rimessi sempre a delle ipotesi non suscettibili di una conferma univoca.

I fenomeni accertati dalla metapsichica si possono dividere in due classi. La prima, che è la più ampia, comprende fenomeni di carattere conoscitivo. Tale è la cosiddetta ESP (cioè la percezione extrasensoriale); vi rientrano anche la telepatia, alcune forme di chiaroveggenza e la precognizione di fatti futuri. La seconda categoria è quella dei fenomeni detti «parafisici»: sono fenomeni prodotti nel mondo fisico senza che essi possano essere spiegati con le leggi fisiche finora conosciute – ad esempio la telecinesi (spostamento a distanza di un oggetto), gli apporti (oggetti fatti venire attraverso pareti o altro), la levitazione del soggetto (del medium) o di cose, ecc.

Un grande problema discusso in metapsichica è se tutte queste manifestazioni extranormali sono da riferire a facoltà conosciute dei soggetti ovvero ad agenti estranei. Tale problema perde, tuttavia, buona parte della sua rilevanza ove si consideri che dette manifestazioni hanno quasi sempre origine nell’inconscio e nel subconscio, ossia in una zona dove i limiti fra ciò che è individuale e ciò che non lo è sono assai labili.

Fotografia che rappresenterebbe un presunto ectoplasma luminoso prodottosi tra le mani della medium Eva Carrère (1912)

Per quel che riguarda la spiegazione di fenomeni extranormali di carattere conoscitivo (percezione extrasensoriale, chiaroveggenza, precognizione) si è stati portati talvolta a formulare ipotesi che sconfinano nello spiritismo di dottrine tradizionali: così, quando si è parlato di una specie di «coscienza universale» comprendente la conoscenza perfetta di avvenimenti presenti, passati e futuri, con la quale i soggetto avrebbero contatto. C. A. Mace e H. H. Price hanno perfino parlato di un psychic aether il quale ricorda da presso la nozione indù dell’âkâça, la designazione scientifica usata più di recente essendo però «campo PSI», un quid a carattere fisico e contemporaneamente psichico che riprenderebbe e trascenderebbe le condizioni di spazio e di tempo.

Ma queste stesse ardite ipotesi a poco servono quando si tratta di spiegare i fenomeni «parafisici», ossia quelli che toccano la realtà fisica. Non gioverebbe il ricorso all’«inconscio collettivo» dello Jung, perché esso non ha rapporti con questa realtà fisica; oppure bisognerebbe concepire quegli «archetipi», quelle articolazioni dell’inconscio collettivo di cui parla lo Jung come forze, come enti – e allora si finirebbe in vedute non molto diverse da quelle delle tradizioni magiche e primitive che riferiscono i fenomeni extranormali a demoni o altre entità che si manifestano nel singolo o di lui prendono momentaneamente possesso.

Ciò porta ad un punto essenziale per quel che riguarda la valutazione spirituale di quella fenomenologia che quasi esclusivamente costituisce l’oggetto della metapsichica. Con intenzione abbiamo preferito parlare di «extranormale» anziché di «supernormale». Infatti se noi dovessimo considerare non l’aspetto fattuale appariscente e sensazionale dei fenomeni bensì le corrispondenti condizioni dei soggetti, è stato constatato che il processo della percezione extrasensoriale e di altre facoltà parapsichiche nella sua parte essenziale è inconscio, che le manifestazioni si legano almeno ad una «riduzione della coscienza» (Tyrrell; Rhine), ad uno stato-limite fra sonno e veglia, simile in parte alla trance dei medium: tanto che in alcuni tentativi di attivare sperimentalmente quelle facoltà si è ricorsi all’ipnotizzazione dei soggetti.

Tutto ciò ci dice che in questo campo si tratta di un extranormale che dal punto di vista dei valori della personalità presenta un carattere regressivo sub-personale. Così non sono mancati ricercatori, quali il Wasiljev e il Tenhaeff, i quali sono stati portati a formulare l’ipotesi di «stati filogeneticamente regressivi»: regressione del soggetto nelle condizioni della psiche primitiva corrispondente al livello di popolazioni selvagge, con facoltà extranormali andate perdute – si ritiene – con lo sviluppo successivo della personalità, del pensiero logico, della presenza lucida a se stessi, ecc..

Anche a limitarsi a queste brevi considerazioni, appare chiaro che bisogna relativizzare il significato della metapsichica. Però ci si potrebbe chiedere se oltre all’extranormale regressivo, ve ne sia anche uno con un carattere veramente supernormale perché connesso con forme superiori della personalità. La risposta sarebbe positiva, in corrispondenza a quanto si può desumere da tradizioni molteplici e concordanti. Solo che è ben difficile che personalità, le quali per mezzo di lunghe, aspre discipline, abbiano raggiunta quell’eccezionale livello spirituale, che di ciò è la controparte imprescindibile – un iniziato, un vero yoghi ed anche un santo – abbiano un qualsiasi interesse a mettersi a disposizione come «soggetti» per fornire materiale ad una ricerca, in fondo essenzialmente profana, come è quella metapsichica.



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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