Anche a Milano è ora di “Ripartire da Evola!” (18.02.2017) – recensione

Davanti ad un centinaio di persone, giunte da Milano e da tutto il nord Italia, sabato 18 febbraio si tenuto é tenuto, presso Spazio Ritter, l’incontro dal titolo “Ripartire da Evola”, di presentazione del progetto “RigenerAzione Evola”.

Benché comunichi con l’esterno prevalentemente attraverso un sito internet, l’attività di R.E. é molto più che semplice “gossip evoliano”. RigenerAzione Evola è un progetto ambizioso che si propone di riportare la figura ed il messaggio di Evola al centro della formazione del militante.

Dopo una prima fase, per così dire, di “pars destruens” – in cui gli animatori del progetto si sono spesi nel rimarcare le distanze dallo sterile, se non dannoso, approccio accademico ad Evola da troppo tempo in voga nel nostro ambiente – il 2017 ha segnato una svolta nei contenuti e nel metodo: è stata inaugurata una fase di “pars costruens”, non a caso accompagnata dallo slogan “Ripartire da Evola! Per restare in piedi tra le rovine”, che ispira tutta l’attività e l’agenda di R.E.

Ha aperto le danze l’intervento di Maurizio Rossi, che ha indagato il ruolo “politico” di Evola durante il Fascismo e nel dopoguerra e non solo. Il pubblico, di ogni età, raccoltosi alla Ritter, ha poi ascoltato con interesse l’intervento di Enzo Iurato, rappresentante di Heliodromos, che ha approfondito gli spunti del Barone sulla “guerra occulta”.

La Comunità Militante Raido, in qualità di uno degli animatori di RigenerAzione Evola, ha infine voluto mettere un punto, arrivando all’oggi, cercando di rispondere alla domanda:

PERCHÉ UN MILITANTE DEL 2017 DOVREBBE LEGGERE E RIFARSI AD EVOLA?

Una prima risposta è stata data rifacendosi al titolo dell’incontro. Ripartire da Evola: mentre il mondo moderno avanza dentro di noi e ci corrompe, ci troviamo spesso fermi. Occorre, invece, ri-partire, per andare verso l’alto. Ma ciò non è possibile, se non si hanno solide basi.

Fondamenta all’azione, da non identificare con miti “pop” o alla moda, che piacciano al popolino. Riferimenti, invece, assoluti e impopolari, se necessario, ma che portino ad una azione rivoluzionaria: spirituale e politica, del singolo e della comunità di appartenenza. Altrimenti, non si è rivoluzionari, ma riformisti. Non si vuole, cioè, distruggere il sistema, ma lo si vuole cambiare, il che implica una accettazione dei presupposti materialistici ed antitradizionali di questo.

Dunque, occorre ripartire. Ma perchè proprio “da Evola”? Perchè, le solide basi, Evola ce le dà eccome, aiutandoci a costruire una vera e propria “scuola” del militante. Come insegna Corneliu Zelea Codreanu: “L’uomo nuovo non è mai nato da un movimento politico, ma è sempre sorto da una rivoluzione spirituale, da un grande cambiamento interiore.” Se questa rinascita non avviene, il pensiero sarà sempre vano (perchè non sfocia nell’azione) e, parimenti, sterile sarà l’azione (perché non orientata dal pensiero).

La lotta politica nel mondo esterno, infatti, deve per necessità viaggiare di pari passo con la lotta interiore, contro tutto ciò che è informe, sfuggente e borghese, per dirla con Evola: questa è la consegna rivoluzionaria del Barone.

Non stiamo parlando di teorie o di filosofie libresche, ma di fare proprio uno stile, vivificare una visione del mondo. A tale proposito, diceva Rutilio Sermonti: “Leggendo Evola, io non ho scoperto Evola, ma me stesso, e non esiste dono più prezioso che io abbia mai ricevuto.”

E – come Evola ci mostra – non importa “cosa” si fa. Egli, infatti, con la stessa tensione, collaborò con i fascismi, laddove fu possibile, e, dopo la guerra, quando ormai non c’era più un fronte militare da coprire, cercò di indirizzare giovanissimi camerati nella battaglia delle idee, contro un nemico invisibile e, per questo, più forte e subdolo. Evola ci parla del “come”, mostrandoci i punti di riferimento per un’azione integrale e organica, orientata cioè su tre piani: esistenziale; comunitario; spirituale.

L’uomo, infatti, non  un atomo, un mero individuo. La sua natura e la sua funzione sono ben più alte: trasfigurarsi in eroe ed elevarsi dalla condizione bovina impostaci da questo mondo.

Ma uno sviluppo integrale della personalità umana non potrà mai verificarsi se non attraverso il confronto, duro, schietto, con la realtà quotidiana: con la vita. Tale confronto richiede un’attitudine guerriera in ogni azione che si compie.

Alzarsi la mattina in orario, studiare con profitto o lavorare onestamente. Donarsi senza chiedere nulla in cambio, avere coraggio nelle strade ed essere esempio, anche quando nessuno ci guarda e ci fa i complimenti. Ricercare sempre l’Onore e la Virtù. E’ tutto reale, tremendamente reale.

Siamo dunque convinti che aver scoperto, grazie ad Evola, un mondo diverso, la Tradizione, alternativo a quello di rovine che ci circonda, aver avuto la fortuna e la dignità di essere venuti a conoscenza di esempi e testimoni di questo mondo, implica l’assunzione di una responsabilità, di un obbligo alla lotta.

E non importa se nell’arco della vita non riusciremo a realizzare pienamente lo scopo per cui abbiamo cominciato a lottare. Quello che conta è non fermarsi mai, perché chi non lotta ha già perso.

In alto i cuori!



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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