(di Julius Evola)
È edificante constatare quanto imperi oggi la forma mentis di chi è assolutamente incapace di concepire qualcosa, quando non gli sia dato di metter mano ad una “etichetta”, ovvero di scoprire un secondo fin.
Nell’incapacità di pensare, nell’incapacità di discriminare, nell’impotenza assoluta a essere onesti e leali con sé stessi e con gli altri, nell’inconcepibilità congenita – e poi fortificata dallo spettacolo della gran parte di casi – per un’azione che possa esercitarsi per sé stessa, senza mire pratiche o personali, senza essere a servigio di nessun partito o contropartito, setta o scuola o trivio – oggi quanto mai è divenuto endemico, contagioso, preoccupante l’uso imbecille delle parole fatte e delle formulette, con le quali si pensa di liquidare perentoriamente ogni cosa nuova che appaia, spedendola senz’altro in questo o quello scaffale già catalogato.
Potevamo dunque sperare che nei nostri riguardi le cose andassero in modo diverso?
Malauguratamente, noi de “La Torre”, non siamo proprio per nulla persone disposte a prestarsi a simili giuochi. Fin dal principio, non abbiamo tralasciata nessuna precauzione per prevenire ogni riduzione tendenziosa e mistificatrice. E poiché, malgrado questo, sappiamo che in certi ambienti, a mo’ delle bisce, ci si compiace in dicerie e immaginazioni sulla nostra attività, ridicole ancor più che assurde, così noi avanziamo una smentita recisa e formale.
Piaccia o non piaccia, bisogna rassegnarsi a constatare che dinanzi a noi non vi sono che due sole cose da fare: distrarsi, occuparsi d’altro, tacere – ovvero rinunciare alle misure più o meno tabu in uso e in auge nella polemica politica e gazzettiera.
È inutile che ci si dica “anticattolici”; è inutile che ci si dica “fascisti” o “antifascisti”; è inutile che ci si dica “maghi”, “teosofi”, “protestanti”, “pagani”, “liberali”, “mistici” e via di questo passo. Chi dice tutto ciò, non parla che per se stesso. Noi non siamo nulla di tutto ciò. Noi siamo al di fuori e al disopra di tutto ciò. Ai “cattolici” di oggi , noi potremmo insegnare che cosa sia cattolicesimo, cioè il contenuto universale di quanto essi non sanno concepire che sotto specie di dogma, di sentimento, di fede devota, di limitazione esclusivistica, fanatica, e faziosa. In sede di “volontà di cultura”, non siamo “anticattolici”, che per l’aderenza allo spirito di una tradizione eroica e imperiale, che noi affermiamo esser l’anima vera dell’Occidente, in polare opposizione – tuttavia – con ogni forma di spiritualità di tipo “religioso”. A null’altro che alla comprensione dell’Aquila come simbolo altrettanto glorioso e spirituale della Croce, si riduce il nostro “paganesimo”.
Non siamo “protestanti”. Siamo radicalmente, irreducibilmente antiprotestanti: assi più di quel che un qualsiasi cattolico lo possa essere. Nel protestantesimo noi vediamo uno dei maggiori fattori di quella “laicizzazione” della vita e di quell’”antitradizionalismo”, che per noi stanno a principio di tutte le aberrazioni della decadenza moderna. A chi comprende che cosa combattiamo nel corpo della barbarie americana, ciò dovrebbe esser solamente chiaro.
Noi non siamo né “fascisti” ne “antifascisti”. L’”antifascismo” è un nulla. Ma per noi imperialisti integrali, per noi aristocratici, per noi nemici irreducibili di ogni politica plebea, di ogni ideologia “nazionalistica”, di ogni intrigo e spirito di “partito”, di ogni forma, più o meno travestita, di socialismo e di democrazia, il fascismo è troppo poco. Noi avremmo voluto un fascismo più radicale, più intrepido, un fascismo veramente assoluto, fatto di forza pura, fatto di irriducibilità a qualsiasi compromesso, ardente nella fase di un senso reale della potenza imperiale. Noi non potremo mai esser considerati come “antifascisti”, se non nella misura in cui “superfascismo” equivalga ad “antifascismo”. E noi non abbiamo difficoltà a dichiararlo, anzi è bene che gli stessi organi di controllo lo sappiano: sia pure in corpore vili, col tentativo de “La Torre” noi vogliamo dare all’Estero di che giudicare, fino a che punto nell’Italia fascista abbia possibilità di vita un pensiero rigidamente imperialista e tradizionalista, per quanto libero da qualsiasi asservimento politico e aderente solo alla pura volontà di difendere un’idea.
E circa la “teosofia”, l’“occultismo” e il resto, c’è ancora bisogno di una smentita? Gli imbecilli che hanno bandite contro di noi queste formulette, son forse i primi a sapere che contro “teosofismo”, “spiritismo”, occultismo massonico ecc. noi abbiamo dette e scritte cose forti, quanto essi mai ne saranno capaci. Per quel che resta, si può forse sperare di far capire qualcosa, a chi sta abissalmente lontano dal senso di ciò che nella più assoluta, ascetica austerità furono tradizionalmente certe scienze “superate”? Ma noi abbiamo già detto abbastanza nel numero precedente, chi vuol capire capisca, e chi non vuol capire continui pure col suo vociar da rana.
Infine, non siamo “mistici”, non siamo “sognatori” o “letterati estranei alla realtà”. Lo spirito – ossia ciò che trascende ogni interesse, forma e movente materiale, umano e politico – per noi è sì il centro, il valore assoluto: ma – l’abbiamo già detto – esso non ci vale come una via d’evazione [evasione], sí come un luogo di combattimento. Lo spirituale deve dominare il temporale: questa è la nostra verità, triviale, se si vuole, ripetuta nella retorica d’ogni giorno: ma sideralmente lontana dalla realtà d’ogni prassi. E la preferenza per l’aspetto “eroico” della realtà spirituale, che noi nutriamo in conformità alla tradizione propria all’Occidente, dovrebbe poi liquidare in modo definitivo ogni divagazione e ogni equivoco su questo punto.
Queste, sono chiare parole. Questi sono i termini della partita, e al giuoco non si bara. Inutile cercar qualcuno dietro di noi: dietro di noi non si troverà mai che un’idea, alla quale subordiniamo assolutamente le nostre persone. Perciò, che gli scoiattoli e le bisce si rassegnino: le mura lisce de “La Torre” non offrono loro alcuna presa. “La Torre” non si scala che passando per la porta maestra: sulla quale noi stiamo ad attender chiunque si faccia innanzi, cortesi e cavallerescamente ospitali per gli uomini leali, siano pur essi dei nemici; inesorabili per i vili e i mistificatori.
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