Da “Romanzo Criminale” a “Suburra”: un inaspettato Julius Evola “criminale”

Abbiamo scelto un titolo, volutamente provocatorio, per presentare ai lettori di Evola un aspetto poco noto. Julius Evola, infatti, suo malgrado, ha avuto un ruolo da protagonista (minore) del celebre romanzo di Giancarlo De Cataldo del 2002 intitolato “Romanzo Criminale”.

 
E’, infatti, il Maestro del ‘Nero’, uno dei protagonisti del libro e membro della Banda: un (neo)fascista impegnato, per così dire, in una ricerca nichilista di sé attraverso l’esperienza estrema della vita criminale.
 
De Cataldo fa comparire così Evola nella storia:
 

[…] Le due ragazze scelte da Patrizia, una mora, l’altra bionda naturale, si davano  da fare con il fallo di lattice. Il Nero, seduto nella posizione del loto, osservava distrattamente le loro evoluzioni sul grande letto con il baldacchino rosso. La sua mente seguiva il filo dei ricordi. Era tornato a quell’ultima sera da Evola. Il Maestro, ormai ridotto al lumicino, stava raccontando a tutti loro  la storia dell’apparizione di Khrisna ad Arjuna. Avatar: il Dio si manifesta nei momenti di crisi per richiamare l’uomo all’ordine. Ad Arjuna, Khrisna spiega che ogni azione è in sé inutile e superflua, ma che se non vi fosse l’azione gli uomini penserebbero che ogni cosa è inutile, e sprofonderebbero in un tedio mortale. Il tedio dell’in-azione, che fatalmente condurrebbe il genere umano all’estinzione. Per questo è necessario agire, ma mantenendo il distacco dai frutti delle proprie azioni. Agire, non gioire dell’azione: questa è l’essenza.
Mentre tutti ascoltavano affascinati la voce aspra del Maestro, l’aveva interrotto, violando una regola sacra.
Ma tutto questo non vuol dire forse una sola cosa: che l’azione è bella in sé? 
Un fremito scandalizzato aveva segnato il suo intervento. Il Maestro l’aveva invitato a precisare il concetto.
Voglio dire forse Khrisna lancia un messaggio occulto. Lui, un dio, ha di fronte Arjuna, un uomo. Khrisna sa che l’azione è l’unico valore che l’uomo può comprendere. E glielo offre su un piatto d’argento. 
A che scopo?
Perché Arjuna porti a compimento la missione che egli stesso, il dio, gli ha assegnato… perché si decida una buona volta a farlo senza porre a se stesso troppe domande.
Secondo lei, dunque, si tratterebbe di una volgare tecnica di controllo? Una pura questione di potere, in definitiva? 
Precisamente, Maestro. 
Torni quando sarà in grado di capire – aveva sorriso il Maestro.
Non era più tornato. Non aveva più bisogno di maestri. Zarathustra era stato chiaro, sul punto: si fa torto ai maestri restando allievi a vita. Non gli restava altro, di quel pezzo della sua vita, che la bellezza del gesto. 

 
 
Uno spazio, inoltre, Evola l’ha avuto anche nella versione cinematografica di “Romanzo Criminale”, diretta da Michele Placido nel 2005. Nel video che segue si vede il Nero, interpretato da Riccardo Scamarcio che, dopo una sessione di karatè, negli spogliatoi della palestra si riveste e getta un tirapugni in un borsone di pelle che contiene una vecchia edizione di Rivolta contro il Mondo Moderno.
 

Tratto da Romanzo Criminale (di Michele Placido2005)
 
In ultimo, ritroviamo Evola – anche se citato di sfuggita – in quello che dovrebbe essere una sorta di sequel del romanzo di De Cataldo del 2002. Nel 2013 esce, infatti, “Suburra”, romanza scritto a quattro mani con Carlo Bonini. Qui il protagonista è il ‘Samurai’ un ex militante di una non precisata formazione armata della destra radicale che, nel frattempo, si è riciclato come il più potente e temute criminale di Roma. Nonostante questa evoluzione, il Samurai continua a coltivare segretamente la sua passione politica e non manca di indottrinare giovani e giovanissimi alla sua fede politica.
 
Nel libro di De Cataldo-Bonini, il Samurai – finito in carcere per reati “politici” – finisce per caso in cella con ‘il Dandi’, uno dei boss della Banda della Magliana. Il giovane boss, già temutissimo e spietato prende in simpatia questi giovane guerrigliero dopo averne fatto la conoscenza in carcere in queste circostanze:
 

– Il mio tempo è finito, Dandi.
– Davvero? Ma quant’anni ci hai, scusa? Venticinque? E parli come mi’ nonno?
– Non è l’età che conta, è quello che uno si porta dentro.
– E famme capi’, tu che te porteresti dentro?
Il tipo era simpatico, e sembrava affidabile. Il Samurai decise di fidarsi di lui. La solitudine lo stava uccidendo lentamente. Gli raccontò tutto. Non ci volle molto tempo.
Aveva appena attaccato con una citazione da “Rivolta contro il mondo moderno” di Julius Evola quando il Dandi lo interruppe.
– Vabbè, è chiaro. Dunque, tu te vòi ammazzà perché ’sto mondo de merda nun te merita.
Il Samurai annuí: sintesi rozza, ma, doveva ammetterlo, efficace.
– Lo sai chi me sembri? Uno de quei giapponesi dei film… quelli colla spada curva che stanno sempre a pensa’ a come spaccare la testa a qualche nemico, magari pe’ qualche questione d’onore… come se chiamano, dài, aiutami…
– Samurai.
– Ecco, bravo. Lo sai chi sei tu? Sei un samurai del cazzo. E scusa se te lo dico, ma tanto, visto che te devi suicidà, parola piú parola meno… me sembra che proprio non hai capito come vanno le cose a ’sto mondo.

 
 
Più avanti nel libro, in un colloquio con uno dei suoi giovani adepti (Luca) che avviene anni dopo l’incontro col Dandi, il Samurai – memore, evidentemente delle sue letture giovanili, m che ha nel frattempo scalato i vertici della criminalità romana – dice:
 

– Qualcuno che ha voglia di ascoltare, finalmente.
– Sono tutti qui per te.
– Non dobbiamo commettere errori.
– Perché dovremmo?
– Perché è già successo. E non è piú il tempo della mediocrità. Non c’è redenzione nella cloaca in cui siamo immersi, Luca. Dobbiamo lavorare su un tempo nuovo. Il nostro puzza di carogna. Dobbiamo rieducarci all’io assoluto. Alla tensione del gesto. Sono stanco del superfluo. E della paccottiglia che genera. Questo razzismo antisemita da operetta, questa fascisteria glamour e questi banditi da strada di celluloide mi dànno il voltastomaco. La differenza tra un ariano e un giudeo passa attraverso lo spirito. Non i tratti somatici. È sul conflitto tra anelito alla redenzione e richiamo della materia che dobbiamo esercitarci. La crisi ci offre immensi spazi di manovra. L’odio sociale presto sommergerà l’Europa dei banchieri. Dobbiamo essere pronti. Per il prossimo futuro, rileggiti Evola.
– Ho cominciato a farlo
[…]

 
 
Evola lo abbiamo visto attaccato e apostrofato, dai suoi detrattori, come “razzista”, “nazista”, “antisemita”, “propagatore d’odio”, etc etc. “Criminale” no, mai. Suo malgrado, da morto, è stato trasformato anche in questo…
 
Evola del resto non è mai stato un pacifista, tutt’altro. Numerosi sono i resoconti che confermano questa tesi: la partenza volontario per la Prima Guerra Mondiale, la polemica “manesca” con Asvero Gravelli, lo schiaffeggiamento in pubblico di ufficiali tedeschi durante la Seconda Guerra che si erano permessi di offendere la condotta degli italiani sotto le armi, etc. Ma “criminale” no, quella mai: nemmeno in senso romanzato riusciremmo ad immaginarcelo così!

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