Diorama Filosofico: le prime recensioni alla raccolta completa degli scritti di Evola!

Dopo la pausa di Agosto, riprendiamo le pubblicazioni su RigenerAzione Evola proponendovi due recensioni che nelle scorse settimane sono apparse sui blog barbadillo.it e culturaidentita.it, che ringraziamo, relative all’ultima, importante fatica editoriale che RigenerAzione Evola ha curato per Cinabro Edizioni, vale a dire la ripubblicazione di tutti gli articoli ed i redazionali di Julius Evola apparsi sul Diorama Filosofico, la terza pagina di Regime Fascista di Roberto Farinacci tra il 1934 e il 1943, di cui avevamo dato un primo avviso lo scorso mese di giugno. L’antologia, Diorama Filosofico – Raccolta completa degli articoli 1934-1943, è disponibile per l’acquisto on line sia direttamente sul sito di Cinabro Edizioni, qui, che sul negozio on-line di libreriacinabro.it, qui…non fatevi scappare la vostra copia!

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“Diorama filosofico”: Evola, lo Stato e le idee in senso tradizionale
Cinabro edizioni ripubblica tutti gli articoli del pensatore tradizionalista apparsi sulla rubrica del quotidiano di Farinacci. Un’importante iniziativa editoriale

tratto da www.barbadillo.it 

di Manlio Triggiani

Inizialmente Julius Evola vide nel Fascismo l’occasione per un rinnovamento dello Stato e dell’Italia. Sperava potesse dar vita alla creazione di un uomo nuovo che, lontano dalla mentalità borghese e liberale, rinnovasse la vita italiana in senso spirituale. Il filosofo romano ritenne di poter contribuire a questo rinnovamento con articoli, libri, conferenze e, in particolare, con il varo della rivista “La Torre” (fondata nel 1930), con lo scopo di effettuare “una ‘sortita’ nel dominio politico-culturale” con un richiamo costante alla Tradizione. Della rivista uscirono solo dieci numeri in cinque mesi (ultimo numero il 15 giugno 1930) perché alcuni ambienti culturali fascisti la contrastarono, minacciarono Evola, non accettarono le critiche che sulle colonne della “Torre” il filosofo lanciava a riviste o a esponenti poco illuminati del fascismo. Furono sequestrati numeri della rivista, ci furono diffide della polizia, circolari alle tipografie romane con le quali le forze dell’ordine vietavano la pubblicazione della testata. Evola presentò le proprie proteste al ministro dell’Interno Leandro Arpinati senza alcun esito. Chiuse la rivista e rinunciò a dar vita a questa voce critica.

Qualche anno dopo, nel 1934, ottenne dal gerarca Roberto Farinacci di curare in assoluta libertà una pagina del quotidiano “Regime Fascista”, diretto da Farinacci stesso. La pagina si chiamava Diorama filosofico, con sottotitolo Problemi dello spirito nell’etica fascista. Non ebbe un’uscita regolare, spesso ogni quindici giorni, a volte una volta al mese con sospensioni anche più lunghe. In nove anni, dal 1934 al 1943, uscirono 89 pagine di Diorama. Evola chiamò a collaborare alcuni fra i maggiori pensatori tradizionalisti di quegli anni: Rohan, Guénon, Petrie, Spann, Dodsworth, Everling, Gonzague de Reynold, A. E. Günther, Wolfskehl, Rudatis, Heinrich, Valéry, Benn, Stapel, Fanelli, e altri. Prese forma un tentativo culturale unico per il tempo. Orientamento unitario, collaboratori di pregio assoluto, la pagina ebbe una risonanza comunque insufficiente. Evola imputava alla cultura fascista di non aver compiuto passaggi che riteneva necessari: mancava una visione dello Stato nuovo, a esempio. E come Evola spiegò nel Cammino del cinabro, la rivoluzione in Italia investì solo alcune strutture politiche, ma non del tutto la vita quotidiana degli italiani; il progetto corporativo non fu completato e non sanò la frattura classista procurata dal comunismo. Ancora: Evola sottolineava come l’Istituto di studi romani e l’Istituto di cultura fascista ebbero poca incidenza mentre la Scuola di Mistica fascista assunse una impostazione valida e interessante ma non ebbe tempo a sufficienza per svilupparsi adeguatamente.

Evola, con il “Diorama filosofico”, voleva dare un indirizzo valido e un’impostazione culturale unitaria e coerente. Anche per contrastare la presenza di intellettuali che occupavano posti di rilievo in enti e istituti ma erano solo di nome fascisti se non addirittura liberali o su posizioni fasciste solo per interesse. I contenuti affrontati sul “Diorama” furono vari: dalla geopolitica all’archeologia, dalla storia romana all’idea di Stato, dalla musica alla religione, dallo sport al concetto di progresso, dalla democrazia alle tematiche legate alla razza, alla Tradizione, alla filosofia, alla guerra. Sempre con impostazione tradizionale e, per quei tempi, innovativa.

Nel 1973 le edizioni Europa vararono un progetto di pubblicazione di un’antologia del “Diorama” articolata in più volumi. Uscì il primo volume, arricchito con un brillante saggio introduttivo storico-politologico di Marco Tarchi, ed ebbe successo. Ma, per ragioni editoriali, il progetto ben presto si arenò e uscì solo il primo volume. Adesso, con un saggio introduttivo che colloca la rivista nella sua epoca, viene pubblicato dalle benemerite edizioni del Cinabro un libro che raccoglie tutti i saggi di Julius Evola usciti su “Diorama filosofico”. Si tratta di un volume di particolare interesse, eccezionale per le posizioni che il filosofo romano esprimeva in un panorama non sempre vivace culturalmente. Sono oltre ottanta gli articoli e circa quaranta i redazionali e i commenti. “Diorama filosofico”, per la funzione svolta, è un’opera di grande interesse, sebbene sia un’antologia e si colloca in un panorama particolare. Il volume è stato ben curato, per le edizioni Cinabro, da RigenerAzione Evola, progetto nato nel 2016 per divulgare le opere del filosofo e diffonderne scritti da tempo non ripubblicati.

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Diorama filosofico, i redazionali di Evola per formare l’italiano nuovo

tratto da culturaidentita.it

di Emanuele Beluffi

Diorama: chi sa cosa significhi questa parola alzi la mano. Eppure è stata spesso usata, almeno ai tempi pre-Internet, come titolo di una rubrica o di una pagina di pubblicazione periodica che offrisse al lettore una visione d’insieme su un certo argomento di attualità, cronaca e cultura. Perché “diorama”, nel suo etimo, significa proprio questo: “vedere attraverso”. E Diorama filosofico era la terza pagina (la famosa terza pagina culturale dei giornali) a cura di Julius Evola pubblicata sul quotidiano Il Regime fascista diretto da Roberto Farinacci. Uscì per 9 anni, dal ’34 al ’43, con periodicità irregolare e mai prima d’oggi (ci provò Marco Tarchi nel 1973, quando iniziò a pubblicare le annate intere della rivista fermandosi però al primo anno) è stato pubblicato un libro che raccogliesse gli 89 articoli del Diorama filosofico di Evola: mai, prima di Cinabro Edizioni, che ha appena dato alle stampe la raccolta completa, curata da RigenerAzione Evola (un progetto nato nel 2016 con l’obiettivo di vivificare nel solco della Tradizione l’opera di Julius Evola), degli oltre ottanta articoli e quasi quaranta tra redazionali e commenti apparsi sulla rivista Diorama Filosofico.

Julius Evola e Roberto Farinacci

Queste pagine evoliane, mai rieditate fino a oggi, sono un documento eccezionale e una testimonianza dello sforzo che in quegli anni Evola profuse nel tentativo di incidere sulla cultura (fascista e non solo) italiana, creando, col contributo di importanti personalità soprattutto dell’area mitteleuropea, un fronte tradizionale di ampio respiro contro il materialismo dilagante.

Questa che è l’ultima (ma non ultima) fatica editoriale di Cinabro Edizioni si intitola Diorama Filosofico. Raccolta completa degli articoli 1934-1943, un libro sontuoso e importante (494 pagine!) della collana RigenerAzione Evola che offre al lettore contemporaneo una…visione d’insieme sui temi i più varii, dalla romanità antica al sacralità della guerra, dalla storia alla filosofia, passando per la psicanalisi, la letteratura e la critica di costume fino al tema controverso della razza.

Nello specifico, questa sorta di antologia evoliana di scritti che potremmo definire “divulgativi”, è distinta in macro sezioni, che vanno dal primo redazionale del febbraio 1934 (Virilità spirituale, massime classiche 1) all’ultimo del marzo ’43 (I puri e “Addio Kira”), compresi gli irriverenti contenuti della rubrica L’Arco e la Clava: Romanità e classicità: Razza, carattere, destino; Eroismo, milizia, guerra sacra; Anni fatali; Tradizione, storia tempo; Società e persona, filosofia e spirito; L’Arco e la Clava e altri redazionali.

Il primo numero di Diorama Filosofico uscì il 2 febbraio 1934 con l’editoriale di Roberto Farinacci intitolato Formare l’italiano nuovo, ma la ventura editoriale ebbe effetti minimi sulla cultura ufficiale del regime: l’ultimo numero uscì il 18 luglio ’43, a ridosso del Gran Consiglio che, con la sfiducia a Mussolini, aprì l’inizio della fine.

Per il lettore di oggi, anche il non specialista di Evola, Diorama Filosofico. Raccolta completa degli articoli 1934-1943 è di fondamentale importanza perché testimonia lo sforzo di un filosofo – e pittore, poeta, scrittore ed esoterista -, durato 9 anni, di indirizzare la cultura italiana, minata da tendenze fallaci, in senso tradizionale per formare una visione del mondo da contrapporre alla decadenza incipiente. E nel ’34 Evola pubblica, con Hoepli, il saggio Rivolta contro il mondo moderno. Un messaggio quanto mai attuale…


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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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