Un interessante contributo del profilo Facebook “Autuph Cahalil” ci porta tra le mura della casa di René Guénon a Il Cairo (Egitto). Tra aneddoti e libri, tra racconti e cortesie di ospitalità, ne esce il ritratto di un uomo essenziale e puro, padre e marito presente, ciò che si riflette nell’accoglienza riservata da parte di suo figlio. Dalla quotidianità terrena emerge la tensione spirituale verso l’Alto, anche da queste brevi pillole biografiche.
(traduzione a cura della Redazione di RigenerAzioneEvola.it)
Attraverso una serie di eventi fortuiti, ho potuto visitare la casa di René Guénon al Cairo qualche giorno fa. Entrando nella sua casa, c’era quello che può essere descritto come un potente ambiente spirituale, quasi come una corrente elettrica di Baraka che attraversa la stanza. In questo caso particolare, tuttavia, sembrava che il potere spirituale o il fulgore fossero stati “concentrati” in modo esponenziale: era così palpabile che si poteva letteralmente sentirlo sulla propria pelle. L’unico altro luogo in cui ho sentito una simile concentrazione di energia spirituale era nella stanza chiusa al pubblico che ospitava le reliquie di Shaikh Ahmad al-Badawi, il grande santo di Tanta.
La biblioteca di Guénon – ci ha informato suo figlio – è praticamente nella stessa condizione in cui egli l’aveva lasciata, senza che nulla sia stato spostato – conseguenza di una richiesta molto specifica che lo stesso Guénon aveva fatto a sua moglie poco prima della sua morte: “Sarò presente e qui con te finché i miei libri saranno conservati dove si trovano”. La biblioteca stessa comprende o pere in molte lingue diverse (Guénon ne conosceva tredici in totale) e include libri su praticamente ogni argomento relativo al contenuto simbolico e interiore della religione, dalla mitologia nativa americana e africana all’occulto e alla metafisica. Quando ho chiesto a suo figlio la natura precisa della sua pratica spirituale, ha risposto con una sola parola: “Contemplazione”. Quando gli è stato chiesto di approfondire, egli ha spiegato che Guénon a volte stava nel suo balcone affacciato sul Cairo e fissava il cielo notturno letteralmente per ore. Ma Guénon partecipò anche molto alla cultura sufi dell’Egitto, nonostante la sua usuale riservatezza, specialmente riguardo alla visita ai santuari dei santi del Cairo e all’Ahl al-Bayt, e frequentando i circoli del dhikr. E aveva anche sviluppato stretti legami con alcune delle principali autorità spirituali della città, tra cui – non ultimo – Shaikh Ibrahim, un maestro Shadhili che insegnava il Maliki fiqh ad Al-Azhar, e la cui figlia aveva poi sposato.
Mentre Guénon era generalmente solitario ed estremamente difficile da incontrare di persona, specialmente per gli estranei che venivano a fargli visita, egli rispondeva a chiunque gli scrivesse per posta. Prima della sua morte, ha lasciato quarantadue scatole di lettere, molte delle quali ancora inedite. Dormiva per non più di due o tre ore a notte e trascorreva la maggior parte del suo tempo nel suo studio, nella riflessione, nella preghiera o nella scrittura. Amava bruciare bukhur e aveva una particolare predilezione per i felini: Uthman, il suo gatto personale, morì nello stesso giorno, alla stessa ora in cui morì Guénon.
Il suo figlio più piccolo, Abd al-Wahid Yahya, nacque tre mesi dopo la sua morte. Guénon sapeva in anticipo che non avrebbe vissuto per vedere la nascita di suo figlio, causa di grande tristezza per sua moglie. Le ordinò di nominarlo come lui, e le assicurò che sarebbe stato presente per aiutare la famiglia anche dopo la sua morte. Un uomo profondamente devoto, il giovane Abd al-Wahid Yahya ci ha servito acqua di Zamzam della Mecca, datteri e tè durante la nostra visita. Abbiamo appreso che la residenza di Guénon ora ospita regolarmente raduni sufi dell’Ordine con cui lui stesso è affiliato: la Tariqa Bilqā’idiyya le cui origini devono essere rintracciate in Algeria. L’ism al-a`ẓam o Nome Supremo è ora regolarmente recitato in un raduno chiuso tra membri dell’Ordine nella stanza in cui Guénon ha scritto alcuni dei suoi libri più influenti negli ultimi quindici anni della sua vita: un simbolo appropriato per tutto ciò cui egli richiamò i suoi lettori.
'Entriamo nella casa di Guénon' has no comments
Vuoi essere il primo a commentare questo articolo?