Ernst Jünger, il combattente, l’operaio, l’anarca – recensione (Roma, 20.01.2018)

(www.raido.it) – Sabato 20 gennaio, da Raido, è stato presentato il libro di Julius Evola “Ernst Junger. Il combattente, l’operaio, l’anarca”. Già presentata a Firenze e in vista della presentazione a Catanzaro il prossimo 3 febbraio, l’opera, curata da RigenerAzione Evola ed edita da Passaggio al Bosco, è stata presentata proprio da R.E. e da Maurizio Rossi, che ne ha curato la prefazione.

L’introduzione a cura di Raido ha messo subito in chiaro come l’incontro non avrebbe avuto i caratteri di quell’accademia, libresca e sterile, che di Jünger, in Italia, ha il monopolio, ma della cultura in senso militante, quella delle idee che diventano azioni.

Maurizio Rossi, infatti, nel suo lungo e coinvolgente intervento, ha illustrato uno Jünger in tutto e per tutto diverso dal romanziere del dopoguerra, dall’intellettuale tra i primi a provare l’LSD e dallo scrittore dalla penna forbita tanto caro da un lato all’intellighenzia parassitaria che la fa da padrone, dall’altro, a quella parte dell’ambiente “di destra” che vorrebbe “normalizzarlo” perché forse priva del coraggio di sostenere il testimone delle sue idee.

Lo Jünger che a noi interessa, e che, nel libro, Evola descrive in modo vivido, è il combattente, il volontario che a 17 anni si arruolò nella Legione Straniera, e che fu ufficiale pluridecorato nella Prima Guerra Mondiale; l’operaio, il nuovo tipo umano (e non una classe sociale) forgiato da una ‘guerra totale’ spietata e meccanica, che travolgerà il mondo borghese e inaugurerà una nuova era; l’anarca, il ribelle che resiste e “passa al bosco”.

La domanda a cui ha risposto l’intervento di RigenerAzione Evola è stata la seguente. Perché un libro su Jünger curato da un progetto incentrato sulla figura di Evola?

Perchè RigenerAzione Evola non guarda soltanto ad Evola. Non mira solamente alla “bonifica integrale”, cioè alla salvaguardia dell’opera evoliana dai tentativi di derubricarla a mera opera da biblioteca, ma si guarda anche intorno, rivolgendosi a tutti quegli autori da cui Evola ha attinto e con cui si è confrontato.

Tra questi, Jünger spicca. Egli è citato costantemente nelle opere di Evola, forse secondo solo a Guénon e pochi altri.

Ma, oltre alle citazioni, sono tantissimi i concetti che Evola “riprende” da Jünger, a sua volta abbeveratosi da fonti più antiche, primigenie. Concetti quali il “realismo eroico”, il “vivere la pace con un clima (interiore) da guerra”, il concetto di élites posto su di un piano esistenziale e non solo economico-intellettuale, la differenza fra “libertà di” e “libertà per” qualcosa, la dicotomia Ordine-Partito o la spesso citata formula del “veleno che si trasforma in farmaco”: sono concetti antichi che Jünger riprende ed entrano così anche nella rielaborazione evoliana. Li ritroviamo riproposti, infatti, nelle opere di Jünger, l’Operaio su tutte, che Evola rilegge e decanta, facendone emergere il senso metafisico e tradizionale.

Mancava, però, una raccolta antologica di tutti gli scritti di Evola su Jünger. Questo libro, agile, pratico, un “manuale”, quasi tascabile, completa così perfettamente il libro L’operaio nel pensiero di Ernst Jünger, in cui Evola trattò a tutto tondo dell’aspetto del pensiero più interessante di Jünger: per l’appunto, l’Operaio.

Ma allora, quale il valore, qui ed ora, dell’opera jungheriana e del libro che la ripercorre, con il filtro di Evola?

Le indicazioni, chiare e nette, che due giganti del pensiero non conforme come Evola e Jünger danno per resistere e combattere (davvero) il mondo moderno. Lo spirito anti-ideologico ed anti-intellettualistico con cui il militante deve approcciarsi a un testo come questo è quello di assumersi la consegna, perché starà a noi portarla a termine.

La serata è proseguita con la Festa del Tesseramento di Raido: cena comunitaria e concerto con gli Zundapp e La Vecchia Sezione. 

In alto i cuori!



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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