segue dalla prima parte
***
La profezia (confermata!) di Bannon dietro il passaggio dal giallo-verde al giallo-rosso.
Ulteriore avvenimento caldo dell’ “estate populista” di Bannon, sicuramente fondamentale, al pari della vicenda di Boris Johnson, per dimostrare la forza e la potenziale capacità di condizionare eventi e personalità da parte dell’ex stratega di Trump, è la strana “profezia” di Bannon che, alla vigilia dello strappo di Matteo Salvini che ha provocato la crisi del governo M5s-Lega, aveva giudicato sostanzialmente esaurita l’esperienza di governo italiana, prevedendone la fine imminente: “non tutti i matrimoni funzionano”, aveva chiosato, ironizzando sui suoi tre matrimoni falliti.

Matteo Salvini tra Steve Bannon e Mischaël Modrikamen
Bannon, nella primavera del 2018, aveva benedetto l’alleanza in salsa populista Lega-M5S, e secondo alcuni ne sarebbe stato il regista occulto (lo sostiene ad esempio Michael Wolff, nel libro “Assedio”). Un “nobile esperimento”, lo ha definito Bannon, che ha poi aggiunto (ripetiamolo, il giorno prima della sfiducia informale da parte di Salvini al governo): “mi piacerebbe vederlo continuare, ma capisco perché potrebbe non accadere. Hanno cercato di tenere unite due visioni diverse dell’economia, da una parte il salario minimo e dall’altra la flat tax. E poi credo che Salvini stia dando un messaggio a chi lo ha votato nelle elezioni europee”.
Bannon aveva poi criticato aspramente sia Di Maio (definito un “ingenuo”, “non ancora pronto alla ribalta”, per il suo comportamento dopo il viaggio in Cina – proprio Bannon, che ne sa qualcosa di incontri con l’establishment cinese…) che Giuseppe Conte (“Conte ha un ruolo molto più facile – di Salvini, nds –: va al G7, al G20, può far crescere la propria popolarità senza dover prendere decisioni difficili, a differenza di Salvini. Se dovesse decidere sugli enormi problemi finanziari dell’Italia o sull’immigrazione, vedremmo per quanto tempo manterrebbe quel tasso di popolarità”), auspicando un ruolo da premier per Salvini, molto amato dall’ambiente populista americano (qualcuno lo ha già ribattezzato “Little Trump”). Salvo però commentare, quasi fosse già accaduto quel che, invece, in Italia non era stato ancora formalizzato, che è “una mossa ardita convocare le elezioni in un momento rischioso per la crescita, con i tassi di interesse negativi della Banca centrale europea”.
Che strano … il giorno dopo, Salvini annunciava la rottura con Di Maio. In molti hanno notato la strana coincidenza temporale degli eventi. Non ci sono certamente prove del fatto che il leader della Lega abbia “eseguito gli ordini” di mister Bannon come un perfetto burattino, anche considerando i rischi connessi all’operazione. Però, “andreottianamente”, a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, per cui, visto il personaggio ed il contesto geopolitico, tutto è possibile.
Sta di fatto che il governo giallo-verde è caduto, dopo che Bannon aveva mostrato “fastidio” per l’alleanza di Salvini con Di Maio. Così come è vero che la mossa di Salvini è stata azzardata e rischiosa, tanto da aver aperto la strada, com’era prevedibile, vista la storia politica del nostro paese, ad un nuovo governo ben lontano, almeno apparentemente – come vedremo fra breve – dai desiderata di Bannon e del suo pupillo.

La copertina del libro “Inganno Bannon” edito da CinabroEdizioni (clicca sulla copertina per l’acquisto)
A questo punto, un colpo di scena ulteriore: Bannon, dopo pochi giorni, è ancora intervenuto, in un’intervista a “La Verità”, a maledire l’esito nefasto dello strappo di Salvini, che non sono state le elezioni, ma, all’italiana, uno spudorato cambio di maggioranza, con l’imminente nascita del governo giallo-rosso tra M5s e Pd.
Le sue parole sono state estremamente dirette e forti, senza troppi fronzoli: “Se nascerà, sarà un governo dei porti aperti e delle borse aperte: quelle dell’Europa, che vorrà ricompensare il furto di sovranità ai danni dell’Italia”; il governo giallo-rosso sarebbe infatti voluto “dall’ Europa, che cerca di schiacciare i populisti, che sono tanti e sono potenti, e dai quali Bruxelles è terrorizzata. Chiamiamola pure ‘coalizione Ursula’, una coalizione di comodo voluta dall’ Europa per tenere l’Italia sotto controllo, anzi sotto scacco”.
E ancora: “Prevedo anche che l’Europa farà di tutto perché questo nuovo governo rimanga in piedi, per garantire quell’ Italia che fa tanto comodo all’ Europa. La Banca centrale europea sarà più indulgente con l’Italia, lo spread calerà e tutti gli attori coinvolti faranno sì che questo matrimonio di comodo sia il più duraturo possibile. Salvini ha fatto paura all’ Europa, ha innescato un movimento rivoluzionario all’ interno di un’Europa ingiusta, mostrando nero su bianco la volontà del popolo italiano, che è ben diversa dalla volontà dell’ Unione europea”.
Un Bannon caricato a pallettoni, che non la manda a dire a nessuno: il “suo” “Little Trump” diventa l’emblema del sovranismo europeo che cerca di alzare la testa contro il Leviatano dell’UE e da essa viene volgarmente e palesemente schiacciato, calpestando ogni regola democratica.
Bannon chiama in causa anche il Vaticano dell’odiato Bergoglio (che, peraltro, durante l’estate ha espressamente condannato il sovranismo, scomodando addirittura Adolf Hitler), che avrebbe tramato nell’ombra con Di Maio e Renzi, contro Salvini: “A voi italiani è stata letteralmente rubata la vostra legittima sovranità nazionale (…), quelli che hanno lavorato per rubare la sovranità agli italiani, come a una Unholy Trinity, cioè una “trinità profana” composta da Di Maio, Renzi, in concerto con la longa manus del Vaticano (…). Ricordiamoci che nessun governo in Italia ce la fa senza l’ avallo del Vaticano e che questo Papa non ama Salvini, è contrario alle sue politiche e non ne ha mai fatto mistero anche pubblicamente”. Il tutto, portando avanti una classica “testa di legno” come Giuseppe Conte, liquidato senza mezzi termini come “il classico globalista dei mercati, molto più interessato a compiacere i suoi padroni a Bruxelles e a Davos che a favorire chi lavora duro”.
Bannon ha poi chiarito che Trump non ha mai dato alcuna benedizione/endorsement al nascente governo giallo-rosso: “Il presidente Trump non avrebbe mai dato il suo endorsement a questo governo se avesse saputo che tipo di governo era. Un governo che non condivide le politiche trumpiane, un governo contro il patrimonio, pro Cina e pro immigrazione incontrollata. Non ero presente al G-7 ma non credo che Conte abbia spiegato a Trump cosa stesse accadendo in Italia. È impensabile che lo stesso leader – nella fattispecie Conte – rappresenti contemporaneamente due fazioni politiche contrapposte. Quello che poi mi sorprende è che il presidente Trump, deriso e anche pubblicamente dileggiato dai leader della sinistra e del Pd, adesso diventi improvvisamente emblema di credibilità e autorevolezza legittimando il governo italiano”.
In chiusura, nel suggerire al “patriota Salvini” di far fruttare i suoi parlamentari ed il suo potente ruolo all’opposizione, Bannon ha sottolineato non solo che “Salvini ha ancora tanti parlamentari”, ma, soprattutto, che “la Lega è a capo di molte commissioni che possono rendere la vita molto difficile al governo attuale”: un’osservazione non banale, sia perché non è così scontato che un esterno rispetto alla politica italiana conosca un dettaglio di questo genere, sia perché proprio pochi giorni fa il senatore leghista Roberto Calderoli, in un’intervista a Libero, ha dichiarato, tra le altre cose: “La Lega è l’unica forza politica in grado di fare davvero opposizione. A Palazzo Madama la maggioranza è risicata e noi controlliamo molte commissioni. Se anche l’esecutivo dovesse nascere, sarà facile metterlo in difficoltà (…) Il presidente è quello che convoca le sedute della Commissione, riunisce l’ufficio di presidenza che deve decidere il calendario delle discussioni e se questo non viene votato all’unanimità deve andare in Commissione. E qui, non in tutte Pd e M5s hanno la maggioranza, quindi dovranno trattare e perdere tempo. Molto tempo”.
Insomma, Bannon sta sempre sul pezzo.
Ma, tornando a quanto si diceva, ci si potrà chiedere, se fosse vero che Salvini si sia fatto “telecomandare” da Bannon nella decisione dell’improvvisa rottura con il M5s, bisognerebbe pensare che l’ex braccio destro di Trump non sia stato poi così tanto stratega, avendo suggerito una mossa che ha condotto non alle elezioni, ma addirittura ad un governo del tradimento: ingenuità? Sottovalutazione del trasformismo italiota? Oppure un piano di sottile astuzia per portare, turandosi per ora il naso, M5s e Pd ad un abbraccio che possa poi risultare, nel medio-lungo periodo, mortale per entrambi, aprendo così la strada ad una futura, clamorosa, vittoria di un rinato fronte sovranista, che si riproporrebbe con un Salvini ed una Lega fortissimi, in grado di sbandierare una verginità ed una coerenza cristalline, e, chissà, con l’apporto di Fratelli d’Italia (ricordate i forti attestati di stima reciproci tra Giorgia Meloni e Steve Bannon)? Chissà. Per ora è fantapolitica, ma tutto, ripetiamolo, è possibile.
In ogni caso, come possiamo vedere, Steve Bannon continua a far parlare prepotentemente di sé: e ora, aprite “Inganno Bannon” e leggete … non fatevi sfuggire l’occasione per approfondire e comprendere natura e caratteri dell’ennesimo cavallo di Troia a stelle e strisce!
NOTA:
La Comunità Militante Raido, unitamente a RigenerAzione Evola ed a prestigiose penne quali quelle di Claudio Mutti, Maurizio Blondet, Andrea Marcigliano e Gianluca Marletta, ha ampiamente parlato del vero volto di Steve Bannon nel pamphlet “Inganno Bannon”, edito da Cinabro Edizioni, la cui lettura continuiamo a consigliare, trattandosi di un’opera che consente realmente, quale unico approfondimento editoriale alternativo al momento disponibile in materia, di scavare nel profondo del progetto pan-sovranista e dell’ “ideologia” (ci si passi l’espressione) di Steve Bannon. Un uomo che, al di là delle contingenze del momento, dei periodi di alti e bassi e di maggiore o minore visibilità, dev’essere ancora tenuto sott’occhio, poiché rimane uno “strumento” prezioso nelle mani dell’amministrazione statunitense, in grado di svolgere un’attività strumentale talvolta più politica, altre volte più “accademica”, talvolta ancora da filantropo o da mecenate al sostegno delle cause volta per volta funzionali ad obiettivi strategici e geopolitici ben precisi.
FONTI (seconda parte):
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sovranismo_bannon_ordina_salvini_esegue/16658_29969/
http://www.ilgiornale.it/news/cronache/profezia-bannon-1738658.html
'il grande ritorno sulla scena di Steve Bannon, mattatore dell’“estate populista” (II parte)' has no comments
Vuoi essere il primo a commentare questo articolo?