“Inganno Bannon” sta arrivando…

RigenerAzione Evola è lieta annunciare la pubblicazione da parte di Cinabro Edizioni di Inganno Bannon, un agile pamphlet di denuncia che si propone di smascherare l’ennesimo, subdolo piano a stelle e strisce per manipolare le sorti del Vecchio Continente; un machiavellico progetto che ruota intorno all’organizzazione The Movement, guidata dall’enigmatico Steve Bannon con il supporto di fedelissimi uomini quali Mischaël Modrikamen e Benjamin Harnwell. Un importante volume collettaneo di approfondimento, che si avvale del contributo di autori di considerevole levatura, quali Maurizio Blondet, Andrea Marcigliano, Gianluca Marletta e Claudio Mutti, nonchè della Comunità Militante Raido di Roma.

RigenerAzione Evola ha avuto l’onore di partecipare all’opera con un articolo unico, che costituisce il risultato della fusione, della rielaborazione e dell’ampliamento di due redazionali da noi pubblicati sull’argomento tra settembre ed ottobre 2018. Redazionali che, per l’occasione, ripresentiamo, nella versione “minor”, invitando i lettori all’acquisto del volume per approfondire ulteriormente il tema non solo con la possibilità di leggere la versione finale unitaria, notevolmente ampliata e sviluppata, dei suddetti redazionali di RigenerAzione Evola, ma anche, appunto, per la presenza degli ulteriori fondamentali contributi sopra citati. Ricordiamo che Inganno Bannon sarà presentato ufficialmente a Roma, sabato 16 Marzo, a partire dalle ore 18, presso la Comunità Militante Raido, in via Scirè 21/23.

Riproponiamo oggi la parte principale dell’introduzione alla “grande trappola” di Steve Bannon, pubblicata originariamente su RigenerAzione Evola il 25 settembre 2018.

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E’ doveroso da parte di RigenerAzione Evola denunciare ai nostri lettori, con il dovuto approfondimento, quanto sta accadendo in quest’ultimo periodo nella già atavicamente nebulosa galassia della cosiddetta “Destra”, anche per le implicazioni che ciò sta avendo con la figura ed il pensiero di Julius Evola. L’ennesima trappola da parte dei secolari nemici della Tradizione sta prendendo forma compiuta; come sempre, si tratta di un Cavallo di Troia, ovviamente adeguatamente confezionato e predisposto, in maniera tale che non possa esserne facilmente visibile né intuibile il fine sotteso; sotto le spoglie di qualcosa di nuovo, interessante, esaltante, si nasconde ancora una volta il peggiore degli inganni. L’ennesimo capitolo di un’interminabile, subdola guerra occulta.

Steve Bannon, l’eccentrico e misterioso esponente della cosiddetta alt-right” (alternative right) americana, già “chief strategist” e consigliere dell’amministrazione Trump fino all’agosto 2017, ha ormai varato quella che è stata ribattezzata l’“Internazionale Sovranista”, guidata da “The Movement”, entità sovranazionale ufficialmente fondata nel gennaio 2017 a Bruxelles, che dovrebbe in qualche modo coordinare, assistere e finanziare tutti i partiti e movimenti politici  dell’area occidentale euro-americana (Russia compresa, per motivi geostrategici che esporremo) in qualche modo riconducibili al confuso ambito della cosiddetta destra “sovranista e populista”, ennesimo pastrocchio dialettico tipico del peggior politichese, ormai entrato irreversibilmente nel lessico comune ed approvato peraltro con entusiasmo dagli stessi protagonisti. Questa “rete” internazionale nascerebbe in nome della difesa dell’occidente e dei suoi “valori”, che si concretizzerebbero in un capitalismo “illuminato”, liberatosi dagli eccessi della finanza, nella difesa delle identità e delle sovranità nazionali, da tutelare con una lotta contro l’immigrazione incontrollata, e nelle radici giudaico-cristiane da proteggere contro l’assalto dell’Islam e del terrorismo. Un patto filo-atlantista e filo-israeliano, tra Stati Uniti, Europa e (ribadiamo, vedremo come e perché) la Russia (con aperture anche ad altri contesti territoriali), per difendere la “Tradizione”.

Bannon, che si presenterebbe in questa veste di finanziatore e pianificatore su un piano internazionale come l’anti-Soros, si è dato da fare raccogliendo in meno di due anni adesioni a The Movement in mezza Europa: da Viktor Orban a Matteo Salvini, da Marine Le Pen ad Heinz-Christian Strache della FPÖ austriaca, da Nigel Farage dell’Ukip britannica a Geert Wilders dell’olandese Partito per la Libertà (PVV), da Alice Weidel di Alternative Für Deutschland fino a Giorgia Meloni, che dopo l’incontro con Bannon ad Atreju di qualche giorno fa, tra baci, abbracci e scambi di complimenti, ha annunciato che chiederà immediatamente l’adesione di Fratelli d’Italia a the Movement.

Steve Bannon: l’anti-Soros, o l’altra faccia della stessa medaglia?

Come avremo modo di approfondire in un ulteriore redazionale, la figura di Steve Bannon e del suo movimento transnazionale di raccordo tra i movimenti sovranisti e populisti dell’Occidente, al fine di contrastare apparentemente l’egemonia di George Soros sulla sponda opposta e di difendere, altrettanto apparentemente, i “valori” (quali?) dell’Occidente euro-americano, è purtroppo l’ennesima, subdola trappola elaborata dalle menti diaboliche dei terribili burattinai che tirano le file di questo mondo da ormai troppo tempo, guidandolo verso l’abisso. Bannon è la mente, anche operativa, e pochi altri sono secondari esecutori, di un piano volto ad inglobare e gestire geopoliticamente e strategicamente, per poi eventualmente orientare, il fenomeno che, per mera semplicità, tanto per capirci e turandoci il naso, chiameremo appunto del “populismo sovranista”. Un fenomeno che, più o meno indotto e cavalcato, sta allargandosi a macchia d’olio, uscendo dai confini entro cui è controllabile in altro modo (ad esempio tramite il fantoccio tecnocratico dell’U.E., che sta dando segnali di indebolimento), e che potrebbe condurre ad una pericolosissima alleanza transazionale in grado magari di trovare una guida, o comunque un riferimento forte, più o meno indiretto, nella Russia di Putin, con prospettive di apertura e saldatura geopolitica ad Oriente (Iran, Siria, ecc., sulla falsariga dell’alleanza pianificata da Putin tra i cd. paesi Brics, Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica): un sostegno ideologico (per quanto approssimativo) ad un blocco geopolitico, in grado di minare seriamente la leadership statunitense, già da tempo preoccupata dal lavoro che Putin sta svolgendo intorno alla Russia, a sud (Siria, Iran), a ovest (Europa dell’Est), a est (Cina, India). Si sa: se non puoi uccidere il tuo nemico, abbraccialo. E’ quello che sta accadendo.

Aleksandr Dugin

Avevamo già parlato di Steve Bannon quando la stampa italiana ed internazionale aveva affiancato alla sua figura il pensiero di Evola e Guénon, nella maggior parte dei casi con il solito mix di sciocchezze, luoghi comuni, falsità, dovute in parte alla mala fede ed in parte all’assoluta ignoranza delle fondamenta della dottrina tradizionale, e quindi del pensiero e delle opere di questi fondamentali autori. Il tutto, in particolare, dopo che Bannon, durante un convegno organizzato dal Dignitatis Humanae Institute, tenutosi in Vaticano nel giugno 2014 su “Islam, populismo e capitalismo”, nel rispondere ad un giornalista, fece un cenno ad Evola. Più precisamente, il fondatore di The Movement, parlando a suo modo di “tradizionalismo”, “nazionalismi” e dintorni, disse: “Quanto a Vladimir Putin, se considerate alcune delle fonti delle sue convinzioni, molte di esse derivano da quello che io chiamo Eurasianismo. Lui ha un consigliere che fa riferimento a Julius Evola e ad altri scrittori degli inizi del secolo XX (il riferimento è ovviamente ad Alexander Dugin, n.d.r.) che, in realtà, erano i sostenitori di quello che si chiama il movimento tradizionalista che, poi, si è alla fine manifestato nel fascismo italiano. Un mucchio di tradizionalisti sono attratti da questo aspetto. Tutto qui: molto poco, diremmo, per parlare di Evola quale ideologo di The Movement

Sembra che in gioventù Bannon, come già commentammo a suo tempo,  dopo una breve esperienza buddista, avesse condotto degli studi sulle religioni, nel corso dei quali si imbatté nell’opera di Guénon e di Evola. Dalla citazione del 2014 in poi, con l’accrescersi della fama dell’ex stratega di Trump e con lo sviluppo del suo progetto dell’“internazionale populista” dal 2017, l’accostamento da parte dei media tra Bannon ed Evola, e soprattutto l’esplicita menzione di Evola quale “guru” o ideologo di The Movement e dell’ “alt-right”, è cresciuto esponenzialmente, in modo evidentemente strumentale, per cercare di screditare l’(apparente) nemico, approfittando dell’occasione per gettare altro fango su Evola, riaprendo ferite in realtà mai del tutto rimarginate. Su Internet si possono trovare decine di articoli a tema, più meno recenti, uno più scombiccherato dell’altro, per contenuti, commenti, e, come detto, per la ricostruzione sistematicamente imprecisa, falsa, macchiettistica o diffamante che viene fatta della vita, del pensiero e delle opere di Evola.

L’Europa ancora una volta ingannata e tradita; i suoi eredi più degni ancora una volta strumentalizzati e vilipesi (René Magritte, “La memoria”, 1948)

Come, del pari, vedremo meglio nel prossimo redazionale, per chi conosce bene le fondamenta della dottrina Tradizionale e, quindi, della visione evoliana, risulta grottesco pensare che Evola possa essere l’ “ideologo” di uno pseudo-movimento sovranazionale che con approssimazione, superficialità, incompetenza e malizia, parla di “populismo” e di “sovranismo”, inteso come una stramba riproposizione di una specie di nazionalismo del XXI secolo ad uso e consumo del “patriota” usa e getta di turno, e che agita lo spettro di una “lotta di civiltà” (?) tra un Occidente spiritualmente azzerato, di cui si pretenderebbe di trovare radici giudaico(!)-cristiane (quale cristianesimo?), da contrapporre ad un Islam proposto nella sue vesti più settarie, eretiche ed impresentabili, come quella wahabita, salafita o takfirita, finanziate e fatte crescere da chi di dovere per le finalità più inconfessabili.

Per noi, vedere Evola usato strumentalmente in questo contesto, è doloroso, e va denunciato. Uno dei più significativi “approfondimenti” (si fa per dire) sul tema è apparso alcuni mesi fa sul blog “The Vision”, a firma di Giovanni Bitetto. Si trattava di un articolo intitolato “Julius Evola, l’ideologo dell’Internazionale sovranista[1], che ci mostrava Evola nelle vesti, appunto, di temibile “ideologo nero” del movimento di Bannon. Uno scritto pieno zeppo di inesattezze, approssimazioni ed offese, funzionali a giungere all’aggancio finale desiderato: “Il pensiero di Evola è ricco di echi misticheggianti e fantasie di potenza che hanno affascinato da sempre gli ambienti nazionalisti dell’epoca. La corrispondenza fra la dottrina del Tradizionalismo e le teorie politiche di Dugin e Bannon appare evidente”.

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[1] https://thevision.com/cultura/julius-evola-fascismo-sovranista/.



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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