Presentazione “Ernst Junger. Il combattente, l’operaio, l’anarca” – Firenze, 06/10/2017
E’ un piacere tornare a Firenze in veste di RigenerAzione Evola dopo un anno esatto dall’ottobre del 2016, quando proprio qui presentammo il progetto RigenerAzione Evola con Maurizio Rossi e Luca Leonello Rimbotti.
Stasera siamo nuovamente qui, ma non come ospiti, bensì come collaboratori, come sodali di un progetto di cui ci sentiamo parte, quello delle edizioni Passaggio al Bosco, alle quali abbiamo contribuito curando – insieme a Maurizio Rossi – la pubblicazione del libro che presentiamo oggi.
Perché un libro su Jünger curato da un progetto incentrato sulla figura di Evola? Perchè RigenerAzione Evola non guarda soltanto ad Evola. Non mira solamente alla “bonifica integrale”, cioè alla salvaguardia dell’opera evoliana dai tentativi di derubricarla a mera opera da biblioteca, ma ci guardiamo anche intorno, rivolgendoci a tutti quegli autori da cui Evola ha attinto e con cui si è confrontato.
Tra questi, Jünger spicca. Egli è citato costantemente nelle opere di Evola, forse secondo solo a Guénon e pochi altri.
Ma, oltre alle citazioni, sono tantissimi i concetti che Evola “riprende” da Jünger, a sua volta abbeveratosi da fonti più antiche, primigenie. Concetti quali il “realismo eroico”, il “vivere la pace con un clima (interiore) da guerra”, il concetto di élites posto su di un piano esistenziale e non solo economico-intellettuale, la differenza fra “libertà di” e “libertà per” qualcosa, la dicotomia Ordine-Partito o la spesso citata formula del “veleno che si trasforma in farmaco”: sono concetti antichi che Jünger riprende ed entrano così anche nella rielaborazione evoliana. Li ritroviamo riproposti, infatti, nelle opere di Jünger, l’Operaio su tutte, che Evola rilegge e decanta, facendone emergere il senso metafisico e tradizionale.
Mancava, però, una raccolta antologica di tutti gli scritti di Evola su Jünger. Questo libro, agile, pratico, un “manuale”, quasi tascabile, completa così perfettamente il libro L’operaio nel pensiero di Ernst Jünger, in cui Evola trattò a tutto tondo dell’aspetto del pensiero più interessante di Jünger: per l’appunto, l’Operaio.
E’ cosa piuttosto sconosciuta al grande pubblico che quasi tutti i più interessanti ed innovativi intellettuali del Novecento, furono in realtà delle “intelligenze scomode”, ossia non allineate, ribelli e decisamente rivoluzionarie. Intelligenze non intellettualistiche, potremmo dire, perché fatte di pensiero e d’azione che spesso, molto spesso, non disdegnarono di impegnarsi sul fronte dei cosiddetti Fascismi europei, ovvero quel “Male assoluto” che oggi vorrebbero farci credere fu solo buio, assenza di pensiero, barbarie ed ignoranza. Non fu così.
E’ in tale effervescente contesto, in quella trincerocrazia, che si incontrarono delle personalità, spesso così diverse, che, molto spesso, nemmeno si conoscevano direttamente, ma unite da un comune sentire, da un “terzo elemento”: la visione del mondo. E’ il caso anche di Evola e Jünger, che ebbero una conoscenza reciproca solo epistolare.
In Italia fu Evola, infatti, nell’ambito della sua mastodontica opera di networking, si direbbe oggi, fra le intelligenze europee non allineate, uno dei primi ad accorgersi, decenni prima dell’accademia, di Jünger e dei suoi libri.
Quello che il progetto RigenerAzione Evola ha voluto, appunto, realizzare con questa opera, è stato sintetizzare le tre principali e più proficue fasi di Ernst Jünger – il combattente, l’operaio, l’anarca – nell’analisi e interpretazione fatte da Julius Evola.
Sono le “anime” di Jünger che, nell’arco di un trentennio, si condensano principalmente intorno alla pubblicazione di tre volumi fondamentali: Nelle Tempeste d’acciaio (1920), L’Operaio (1932) e Il Trattato del Ribelle (1951).
Il percorso di Evola e di Jünger è, cronologicamente, inverso: mentre il primo, dopo aver attraversato varie “fasi” giovanili, solo negli anni ‘30 e ‘40 iniziò a consacrare i suoi sforzi alla militia, Jünger ebbe una bruciante giovinezza tra le tempeste d’acciaio, per poi sfumare in quell’isolamento interno del dopoguerra, in cui completa il suo ritiro, chiudendosi nel romanzo e nell’esistenzialismo.
E’ la fase a cui fanno via via riferimento gli articoli di Evola degli anni Cinquanta e successivi, contenuti in questa antologia. Un giudizio sempre più severo che culmina nell’implicita critica evoliana verso il cedimento di Jünger alla Modernità: quel veleno un tempo trasformato in farmaco, nell’età adulta rimase veleno e come tale, evidentemente, agì su Jünger.
Evola, dunque, resterà legato più di tutti alle prime due fasi della produzione jungheriana delle cui idee comprende la potenza rivoluzionaria e le quali valorizza, inserendole in un più vasto orizzonte, quello della Tradizione. che non ne tradisce il senso originario ma, anzi, sembra completarlo ed elevarlo.
E’ per questo che il libro che presentiamo oggi è un utile strumento per il militante. Jünger, anche attraverso la lente di Evola, parla, in modo chiaro e netto, dandoci delle indicazioni per combattere il mondo moderno. Lo spirito anti-ideologico ed anti-intellettualistico con cui il militante deve approcciarsi a un testo come questo è quello di assumerci la consegna, perché starà a noi portarla a termine.
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