Kali-Yuga: l’ “età oscura”

Dopo aver riassunto la dottrina tradizionale delle quattro età dell’umanità, vediamo come Evola, sulle pagine di Regime Fascista, descriveva l’ultima di queste età, il famoso kali-yuga, l’età oscura, argomento decisamente inflazionato, su cui molti (troppi) hanno scritto e scrivono, spesso a sproposito, sotto l’influenza dei deliri neo-spiritualistici in salsa new-age o simili. Questo articolo fu pubblicato il 24 gennaio del 1934, e poco tempo dopo sarebbe stato pubblicato per l’editore Ulrico Hoepli di Milano il capolavoro di Evola, “Rivolta contro il mondo moderno”. Evidentemente Evola stava lavorando alla sua opera da tempo, e quest’articolo (la cui riproposizione integrale e originale costituisce pertanto, probabilmente, un inedito) introduceva ad un argomento che in effetti fu ripreso, come noto, nell’appendice finale di “Rivolta”. E’ inoltre interessante notare che sul “Roma”, il 14 gennaio 1954, Evola pubblicò l’articolo “Il Mondo è piombato in un’età oscura”, che riprendeva proprio l’articolo apparso praticamente venti anni prima sul “Regime fascista”. Si tratta di uno degli innumerevoli casi in cui Evola riutilizzò e rielaborò materiale già pubblicato in precedenza per successivi articoli. Pertanto, nelle note a fondo pagina, analizzeremo le differenze più interessanti, più significative o anche semplicemente più curiose tra le tre versioni di questo scritto, quello appunto uscito sul “Regime Fascista”, quello che poco dopo costituì l’appendice di “Rivolta”, e quello dell’articolo uscito sul “Roma”. Differenze legate alla traduzione e all’interpretazione dei passi della celebre descrizione dell’età oscura contenuta nel Vishnu-purâna, su cui Evola basò il suo commento, inserendo appunto dei brevi commenti al testo induista, che subiranno modifiche in alcuni casi irrilevanti (e pertanto da noi assolutamente tralasciate), altre volte più significative o, appunto, particolari. Non si tratta di uno sterile esercizio di stile, di mero accademismo fine a sé stesso, ma di un tentativo, ci auguriamo interessante, di analisi delle scelte lessicali, con implicazioni talora solo formali, altre volte più sostanziali, di Evola.

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di Julius Evola

tratto da “Regime fascista” del 24 gennaio 1934

I più conoscono il mito narrato da Esiodo, e poi passato nella tradizione romana, concernente le quattro età del mondo: età dell’oro, età dell’argento, età del rame e età del ferro. Però non è parimenti noto a tutti che questa concezione trova singolari e significative corrispondenze in molte altre tradizioni, concordi nel prevedere, per l’umanità, non solo una specie di caduta progressiva da uno stato primordiale di alta spiritualità e di «solarità», ma anche, e appunto, quattro grandi tappe o fasi di siffatto processo involutivo.

Fra tutte, la tradizione indo-ariana è quella che ci si offre in più esatta corrispondenza con l’insegnamento di Esiodo. Qui le età prendono il nome di yuga, son parimenti quattro, e il senso della storia ultima sarebbe uno scender da una età dell’«essere» o della «verità» – satya-yuga – fino ad una età oscura: kali-yuga. Essa si trova nel Vishnu-purâna, un trattato i cui elementi risalgono ad un dipresso all’inizio dell’era cristiana, riprendendo però temi già formulati in testi che indietreggiano ad un dipresso, a circa tremila anni or sono. I luoghi che ci interessano sono, nel Vishnu-purâna, il c. 24 del libro IV e il c. I del libro VI. Noi ci rifacciano alla traduzione inglese curata da H. H. Wilson (London, 1868) e ci limiteremo ad aggiornare la terminologia ai tempi, aggiungendo solo fra parentesi le più visibili corrispondenze. Ecco dunque, in termini autentici, l’antica profezia riguardante l’«età oscura»:

Razze di servi, di fuori-casta e di barbari si renderanno padroni delle rive della terra indù (1)… I capi (di questa éra) che (allora) regneranno sulla terra, come tempre violente… si impadroniranno dei beni e dei loro soggetti. Limitati nella loro potenza, i più sorgeranno e precipiteranno rapidamente. Breve sarà la loro vita, insaziabili i loro desideri ed essi quasi ignoreranno che sia la pietà. I popoli dei vari paesi, mescolandosi ad essi ne seguiranno l’esempio”. Si tratta di quelle nuove invasioni barbariche, cioè della colonizzazione europea del mondo (2) con conseguente immissione del virus del materialismo e della selvaggia volontà di potenza propria al mondo occidentale in civiltà ancora fedeli e millenarie, sacre tradizioni (3).

La casta prevalente sarà quella dei servi” (epoca proletario-socialista: bolscevismo) (4). “Coloro che posseggono abbandoneranno agricoltura e commercio e trarranno da vivere facendosi servi o esercitando professioni meccaniche” (proletarizzazione e industrializzazione). “I capi, invece di proteggere i loro sudditi, li spoglieranno e sotto pretesti fiscali ruberanno le proprietà alla casta dei mercanti” (crisi della proprietà privata e del capitalismo, statizzazione bolscevica della proprietà) (5). “La sanità (interiore) e la legge (conforme alla propria natura) (6) diminuiranno di giorno in giorno finché il mondo sarà completamente pervertito. Solo gli averi conferiranno il rango” (la quantità di dollari, si direbbe in America) (7). “Solo movente della devozione sarà la preoccupazione per la salute materiale, solo legame fra i sessi sarà il piacere, sola via di successo nelle competizioni sarà la falsità. La terra sarà venerata solo per i suoi tesori minerali” (industrializzazione rurale, morte della religione della terra) (8). “Le vesti sacerdotali terranno il luogo della dignità del sacerdote. La debolezza sarà la sola causa del dipendere (9) (viltà e mancanza di onore nelle gerarchie utilitaristiche dei passati regimi) (10). “Una semplice abluzione (priva della forza del vero rito) sarà sinonimo di purificazione” (si è oggi ridotta a troppo più la pretesa salutifera dei sacramenti?) (11).

La razza sarà incapace di produrre nascite divine. Deviati da miscredenti, gli uomini si chiederanno insolentemente: ‘Che autorità hanno i testi tradizionali? Ma che sono questi Déi, che è la superumanità solare (brâhmana)?’ (12). “L’osservanza delle caste, dell’ordine e delle istituzioni (tradizionali) decadrà nell’età oscura. I matrimoni in questa età cesseranno di essere un rito e le norme connettenti un discepolo ad un Maestro spirituale non avranno più forza. Si penserà che chiunque per qualunque via possa raggiungere lo stato dei rigenerati (è il livello democratizzante delle pretese moderne alla “spiritualità”) (13) e gli atti di devozione che potranno ancora esser eseguiti non produrranno alcun risultato (vanità della religione umanizzata e irrealizzata) (14).

Ogni ordine di vita sarà uguale promiscuamente per tutti” (15). “Colui che distribuirà più danaro sarà signore degli uomini e la discendenza familiare cesserà di essere un titolo di preminenza” (“superamento” della nobiltà tradizionale, plutocrazia) (16). “Gli uomini concentreranno i loro desideri sull’acquisizione, anche se disonesta, della ricchezza. Ogni specie di uomo si immaginerà di essere pari ad un brâhmana” (pretese prevaricatrici del “libero” esame e della “libera” cultura accademica; arroganza della ignoranza erudita) (17). “La gente quanto mai avrà terrore della morte e paventerà la penuria: solo per questo essa conserverà (un’apparenza) di cielo (senso dei residui religiosi ancora presenti fra la plebe moderna) (18).

Le donne non seguiranno gli ordini (19) dei mariti o dei genitori. Saranno egoiste, abiette, discentrate e mentitrici e sarà a dei dissoluti che esse si attaccheranno. Esse diverranno semplicemente oggetti di soddisfacimento sessuale”.

L’empietà prevarrà fra gli uomini deviati dall’eresia e la durata della loro vita sarà conseguentemente più breve”(20).

Non diversi i tratti dell’«età oscura», secondo il Vishnu-purâna. Resta ai lettori giudicare della loro … attualità o meno: cosa, peraltro, non facile, inquantochè per prima cosa bisognerebbe avere il giusto senso del punto di riferimento dal quale queste profezie son state formulate. Non è facile impresa, infatti, far concepire ai più che cosa – di là dal mito – l’uomo tradizionale poteva intendere quando parlava degli stati d’esistenza propri p. es. ad una «età dell’essere» o «età solare». Ciò che volgarmente, un’eco scolastica, si pensa dell’età aurea come età naturalistica di ozio e di ignavia, non ha, p. es., il menomo punto di riferimento col vero insegnamento tradizionale in proposito.

L’insegnamento del Vishnu-purâna, oltre la suddetta descrizione, comprende due punti che vale la pena accennare. Il primo, riguarda una specie di legge di compensazione. Esiodo, dinanzi allo spettacolo dell’età del ferro, esclamava: “Potessimo non esservi mai nati!” Invece nel Vishnu-purâna si dice quasi: “Beati coloro che vi son nati!” – in questo senso: che coloro che nell’età oscura, malgrado tutto, riescono a tener fermo nei valori dello spirito e dell’interiore dignità, conseguirebbero un frutto invisibile ben più alto e vasto di quello possibile in altre età a parità di sforzo. La visione crepuscolare dei tempi ultimi ha dunque una controparte positiva. «Pessimismo eroico» — direbbe un Nietzsche (21).

Il secondo punto si riferisce ad una profezia ulteriore, relativa alla fine della «età oscura». Le quattro età, in effetti, sarebbero dei «momenti» di uno sviluppo ciclico. Una forza più alta passa attraverso di esse e le trascende. Così anche l’«età oscura» avrà la sua fine e il suo superamento. E il testo ci parla di alcuni essere misteriosi che attendono da ère e ère una nuova manifestazione dello spirito per poter dar inizio a nuove e migliori generazioni.

Quando i riti insegnati dai testi tradizionali e le istituzioni della legge staranno per cessare e il termine dell’età oscura sarà vicino, una parte dell’essere divino esistente per la sua propria natura spirituale secondo il carattere di Brahman, che è il principio e la fine… si manifesterà sulla terra… Sulla terra, ristabilirà la «giustizia»:  e le menti di coloro che «vivranno» alla fine dell’età oscura saranno destate e diverranno della trasparenza di un cristallo. Gli uomini così trasmutati in virtù di tale speciale epoca costituiranno quasi una semenza di esseri umani (nuovi) e daranno nascita ad una razza che seguirà le leggi dell’età primordiale”.

Nello stesso testo è detto che la stirpe in cui «nascerà» questo principio divino, questa forza di inalterata spiritualità rinnovatrice, è una stirpe di Chândhala. I lettori saranno certamente curiosi di sapere che cosa sia questo Chandhala. Ma ciò ci porterebbe troppo oltre i limiti delle presenti note. Onde ci riserviamo di tornar, se mai, sull’argomento un’altra volta (22).

Note

(1) In Rivolta e sul Roma Evola specificherà l’ambito territoriale indiano, avente chiaramente una valenza analogico-simbolica più che geografica: “padroni delle rive dell’Indo, del Darvika, del Candrabhaga e del Kashmir”.

(2) Su Rivolta l’intero commento a questo primo estratto dal  Vishnu-purâna sarà cancellato. Sul Roma il commento verrà invece recuperato, omettendone il riferimento alla “colonizzazione europea del mondo”.

(3) Come già osservato, l’intero commento a questo primo estratto sarà cancellato da Rivolta. Esso verrà recuperato sul Roma, con la precisazione di cui sopra,  e con l’aggiunta dell’osservazione “Tale processo, come si sa, in Asia è in pieno sviluppo”.

(4) In Rivolta verrà espunto tutto il commento, che invece Evola recupererà sul Roma cambiando l’espressione “bolscevismo” in “comunismo”.

(5) In Rivolta si legge: “crisi del capitalismo e della proprietà privata; socializzazione, nazionalizzazione e comunismo”. Evola cambierà il commento in “statizzazione comunista della società” sul Roma.

(6) In Rivolta Evola specificherà significativamente la frase, facendo riferimento allo svâdharma, cioè il dharma individuale delle tradizione induista (“conforme alla propria natura: svâdharma”, scriverà). Al riguardo, rimandiamo all’articolo da noi pubblicato La realizzazione di sé: dall’esistenzialismo allo svâdharma“. Sul Roma tale riferimento aggiuntivo verrà invece espunto.

(7) In Rivolta si legge: “la quantità di dollari – le classi economiche”. L’intero commento viene espunto sul Roma.

(8) In Rivolta Evola specificherà: “sfruttamento ad oltranza del suolo, morte della religione della terra”. Sul Roma tornerà l’espressione “industrializzazione”: “industrializzazione ad oltranza, morte della religione della terra”. Curioso il riferimento persistente alla “morte della religione della terra”.

(9) Così anche su Rivolta. Sul Roma il verbo “dipendere” diventerà, più chiaramente, “obbedire”.

(10) In Rivolta, molto significativamente, Evola chiarirà: “viltà, morte della fides e dell’onore nelle forme politiche moderne”. L’espressione diventerà sul Roma “fine degli antichi rapporti di lealismo e di onore”.

(11) Citazione e commento confermati su Rivolta, ma espunti sul Roma.

(12) Molto interessante la modifica subita dall’espressione, probabilmente troppo forzata rispetto al testo originale, utilizzata da Evola sul Regime fascista. Il commento in Rivolta diventa “superumanità spirituale (Brahmana)”per poi tramutarsi in “la casta detentrice dell’autorità spirituale (Brahmana)” sul Roma.

(13) Particolarità: l’espressione, divenuta “la democrazia applicata al piano della spiritualità” in Rivolta, ritorna quella iniziale sul Roma.

(14) Il commento, che in Rivolta diventa “ciò che è da riferisi ad una religione ‘umanizzata’ e conformista” viene curiosamente espunto sul Roma.

(15) Estratto ancora senza commento su Rivolta, verrà invece così commentato sul Roma: “conformismo, standardizzazione”.

(16) In Rivolta leggiamo “fine della nobiltà tradizionale, borghesia, plutocrazia”. Sul Roma verrà espunto il riferimento alla “borghesia” ed alla “plutocrazia”, forse termine troppo “d’epoca” (Evola scriverà soltanto: “superamento della nobiltà tradizionale”).

(17) In Rivolta leggiamo “Prevaricazione e presunzione degli intellettuali e della cultura moderna”, sul Roma “pretese prevaricatrici della libera cultura accademica; arroganza dell’ignoranza”.

(18) In Rivolta abbiamo “senso dei residui religiosi propri alle masse moderne” (sostituita l’espressione “plebe moderna”, forse ritenuta troppo forte). Sul Roma verrà espunto ogni commento, con correzione del testo: “solo per questo conserverà forma (un’apparenza) di culto”.

(19) Interessante modifica del verbo: In Rivolta leggiamo “Le donne non obbediranno ai mariti e ai genitori”, e sul Roma “Le donne non seguiranno il volere dei mariti o dei genitori”. Quindi Evola passa da “seguire gli ordini” a “obbedire” fino a “seguire il volere”: quasi un progressivo tentativo di alleggerire l’espressione.

(20) Ultimo estratto confermato su Rivolta ma stranamente espunto dal Roma.

(21) Osservazione interessante: sul Roma, Evola integrerà tale commento con un inatteso riferimento al Cristianesimo: ” ‘Pessimismo eroico” direbbe un Nietzsche, e questa idea non è estranea allo stesso cristianesimo”.

(22) Evola sul Roma così sintetizzò tale secondo punto, concludendo l’articolo con un riferimento al rischio di una guerra atomica, d’attualità per l’epoca e peraltro tornato in auge anche in questo periodo: “Il secondo punto è che lo stesso Kali-yuga, per rientrare in uno sviluppo ciclico cosmico più vasto, avrà esso stesso una fine. Per via di un fatto non semplicemente umano si produrrà un mutamento generale. Ne seguirà una specie di rigenerazione, un nuovo principio. Speriamo che sia così e soprattutto che, prima, non si debba giungere proprio sino in fondo alla china, con le delizie che ‘l’era atomica’ ci riserva”.



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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