Evola continua la sua analisi delle prospettive della seconda guerra mondiale dopo pochi mesi dal suo inizio, quando la situazione appariva estremamente confusa ed i fronti soggetti a potenziali quanto imprevedibili rivolgimenti, tattici e, soprattutto, ideologici, quale effetto dell’eterogenesi o eterogonia dei fini, principio elaborato dal filosofo e psicologo tedesco Wilhelm Wundt, in base al quale le conseguenze di un’azione si estendono oltre lo scopo originario previsto e danno origine a nuovi motivi con nuovi effetti, collaterali ed a catena, che a loro volta diventano scopi. Riflessioni ancora utili in questo complesso periodo geopolitico che stiamo vivendo.
***
di Julius Evola
tratto da “Rassegna Italiana”, febbraio 1940
segue dalla prima parte
A partir da questo momento, nuovi motivi di «eterogenesi dei fini» si palesano e si intrecciano un po’ dappertutto in una complessità sconcertante. In primo luogo, come per contraccolpo, nella stessa Russia. L’intesa della Russia con la Germania conduce a due risultati. Il primo, è una ripresa del mito imperialista panslavo, in palese contraddizione col credo comunista. Si giunge fino a parlare, nei riguardi dei Russi bianchi polacchi, di un popolo «da liberare dall’oppressione straniera», frase che avrebbe fatto inorridire un qualsiasi marxista e, incoraggiati dal primo successo, ci si lancia nell’avventura con la Finlandia, di nuovo, in una stridente contraddizione con tutti i motivi «legittimi» d’intervento di uno Stato comunista contemplati dal vangelo della III Internazionale. La seconda conseguenza, con questa solidale, è un effettivo dissidio fra il comunismo mondiale e quello di Stalin, donde le note dichiarazioni da parte del primo e, come effetto, uno sbandamento nelle forze segrete della sovversione mondiale.
È così che l’America, per lo meno a quanto è dato constatare a tutt’oggi, non interviene. La parola d’ordine per la guerra santa mondiale contro i «fascismi» non è pronunciata. L’umanitarismo e la «nobile solidarietà contro gli invasori», che aveva fatto da strumento pel giuoco delle forze occulte nella guerra mondiale, minaccia ora di compromettere, almeno in parte, la trama che stava forse gradatamente formandosi. Francia e America aiutano la Finlandia contro la Russia, là dove l’America ebraica e, in qualche modo, anche l’Inghilterra, avevano invece aiutato e finanziato la rivoluzione russo-bolscevica. Invece, la Germania, malgrado il suo razzismo nordico-ario, è costretta ad una posizione di neutralità là dove un popolo spiccatamente nordico dà prova dei prodigi che, nel senso di un risveglio eroico, può un sangue inalterato, anche quando nessuna precisa ideologia razziale vada a definirne il tipo di governo e di vita comune. I popoli in lotta contro la Germania ostentano solo per ragioni tattiche simpatie per la Finlandia? E l’America ha il permesso di esprimere attitudini analoghe solo perché Roosevelt, il «Kerenski americano», come qualcuno lo ha definito, ha bisogno di accattivarsi il partito repubblicano per riuscire la terza volta vincitore nelle elezioni e così assicurarsi le salde basi per un diverso giuoco? Sarebbe difficile dire fino a che punto una guerra ideologica mondiale covi, sia latente, dietro al conflitto attuale. Ma, ad ogni modo, sono estremamente significative le dichiarazioni di alcuni noti gruppi internazionali dopo il discorso di Chamberlain, in cui questi dichiarava essere il regime nazista in Germania l’unico nemico che si voleva combattere per assicurare la pace all’Europa. Ci si dimentica – è stato obbiettato – che nel periodo della guerra abissina, invece, un tale pericolo veniva prevalentemente identificato nella persona del fascismo italiano, anche esso, more solito, come forma di governo distinta dal popolo italiano? La nuova guerra non è dunque una vera crociata totalitaria contro i «fascismi», degna di essere appoggiata da tutti coloro che ricevono la comunione degli «immortali principî»: può mascherare semplicemente un contrasto fra «imperialismi». Gli ebreo-massoni che si sono espressi in tal senso sono forse degli ingenui, dei «puri» non iniziati agli scopi ultimi delle forze oscure che stan dietro agli avvenimenti attuali. Ovvero riflettono qualcosa, come un’incertezza e un dubbio, circa la condotta da seguire, esistente anche fra i «superiori conosciuti»?
Certo è, in ogni modo, un fatto: quale pur sia la parte che le forze occulte abbiano potuto avere nell’ordine delle vere cause del conflitto attuale, secondo un’altra «eterogenesi dei fini» stan facendosi largo, nelle due democrazie in guerra contro la Germania, dei moti di reazione, non completamente noti nella loro vera portata e di solito, anche da noi, superficialmente giudicati. In primo luogo – nuovo paradosso e nuova «eterogenesi» – in parte per ragioni militari e di sicurezza interna, in parte anche – e ciò è indiscutibile – sulla base di sentimenti sinceri e di quell’istinto nazionale, che non appena «si fa sul serio» – cioè di fronte ad una guerra – difficilmente si può comprimere in Francia e, meno ancora, in Inghilterra, la reazione anticomunista si fa sempre più precisa, metodica, distruttiva. Le nazioni democratiche vanno cioè a far proprio l’affetto che già aveva determinato il patto tripartito anticomintern e le misure già da tempo adottate dagli Stati antidemocratici (4). Si tratta, di nuovo, di una scissione tattica della internazionale democratica dalla III Internazionale, che, secondo l’ipotesi estremistica di una fondamentale unità di tutte le forze della sovversione mondiale, non possono che agire solidarmente? Nuova domanda, che sarebbe azzardato liquidare con una risposta frettolosa e unilaterale.

Stemma asburgico del 1892
Ma il secondo sintomo, per noi ancor più significativo, è il rafforzarsi in Inghilterra e, di nuovo, ancora più in Francia, di elementi conservatori e tradizionalistici, e l’affacciarsi di vedute che, ancora una volta, conducono ad un paradossale capovolgimento di punti di vista. Per limitarsi ad un solo accenno, mentre la stampa francese non manca di dar rilievo a tutte quelle notizie, anche se di discutibile autenticità, secondo le quali le antiche case regnanti germaniche, attraverso l’«avventura» della Germania nazista, spererebbero in una restaurazione – ipotesi considerata da buona parte di tale stampa con grande comprensione e benevolenza – Charles Maurras, in un recente articolo, è andato ad affrontare il problema internazionale, ha contestato che la funzione di barriera contro l’Oriente e, in specie, contro il bolscevismo, possa esser veramente assolta dalla Germania; a parità di condizioni, crede che, se mai, la luce possa maggiormente venir da Roma ma che, in ogni modo, sarà necessario ricostruire l’Austria. Citando la frase metternichiana «Se l’Austria non esistesse, bisognerebbe inventarla», egli considera come unica soluzione unire Polonia, Boemia, Austria e Ungheria, di nuovo, sotto la corona degli Absburgo, nei termini di una grande federazione monarchica, con sbocco non nel Mediterraneo, ma verso il Baltico, attraverso Danzica, tanto da eliminare qualsiasi pericolo per le legittime aspirazioni italiane nel Mediterraneo e nell’Adriatico.
Ma, con ciò, il paradosso e l’«eterogenesi dei fini» raggiungerebbero veramente il limite: le democrazie, che per distruggere la Germania monarchica e l’Austria supernazionale scatenarono la guerra mondiale e nella pace di Versailles considerarono il proseguimento, con altri mezzi, di questa guerra, oggi, per le conseguenze non volute di Versailles, si trovano portate a bandire una nuova crociata e a voler condurre a fondo un nuovo conflitto europeo allo scopo di augurarsi la restaurazione monarchica in Germania e la ricostituzione della federazione austriaca sotto gli Absburgo!
Sono, in quest’ultimo caso, le idee, semplici strumenti per la disgregazione della Germania e per il conseguimento dei fini desiderati dalle forze segrete che potrebbero stare dietro alle democrazie? Ovvero si inizia un processo di «inversione», i cui risultati potrebbero esser, domani, sotto speciali condizioni, incalcolabili?
A noi basta aver sollevato questi varî problemi, e aver indicato la realtà visibile della «eterogenesi dei fini». Se le menti «realistiche», che fanno solo la «politica», s’illudono di vedere oggi qualcosa chiaro, dal punto di vista, invece, delle idee, tutto vacilla e si muove in direzioni ancora imprevedibili. Fra tutte le grandi nazioni l’Italia ci sembra invero l’unica terra ferma, quella da cui si può legittimamente dire: sic vos, non nobis.
Nota dell’autore
(4) Così, nei riguardi delle reazioni dei deputati francesi contro i comunisti e della loro espulsione dal Parlamento, Roberto Farinacci ha potuto scrivere: «Molte situazioni si sono mutate ed il Fascismo si appalesa sempre più acuto e risoluto precursore in tutti i campi… Quale sviluppo avrà nel tempo questa nuova procedura parlamentare in un paese democratico? Staremo a vedere» (Regime Fascista del 16 e 18 gennaio).
'L’ “eterogenesi dei fini” e gli avvenimenti mondiali (seconda parte)' has no comments
Vuoi essere il primo a commentare questo articolo?