La cultura di Destra

di Julius Evola

Tratto dal “Roma”, 24 agosto 1972

Oggi è abbastanza in voga parlare di una «cultura di Destra»: però è difficile sottrarsi alla sensazione che, in ciò si tratti di un «fenomeno di congiuntura». Data l’avanzata registrata dalla Destra nel campo politico (1), evidentemente, si cerca di metter su una controparte culturale, per integrarla. Tuttavia, ciò fa sorgere diversi problemi.

Anzitutto, bisognerebbe precisare che cosa si intende per cultura. Ci si può riferire al campo creativo oppure a quello delle idee e delle dottrine. Ora, il campo creativo (letteratura, romanzi, teatro, ecc.) è tale che non sopporta formule e ricette; qui ogni produzione autentica e valida dipende essenzialmente dalla esistenza di un clima corrispondente. La inconsistenza di una creatività su misura, o comandata, è risultata, ad esempio, dalla nullità delle produzioni nel quadro del cosiddetto «realismo marxista» o «socialista».

È nel secondo settore che si potrebbe e dovrebbe precisare il contenuto di una cultura di Destra, per i singoli dominii. Ma a parte l’appellativo congiunturale «di Destra», nell’essenza ci si dovrebbe riferire ad orientamenti intellettuali e critici preesistenti, e si tratterebbe solo di riprenderli e di svilupparli ulteriormente. L’attacco contro il marxismo, la sua storiografia e la sua metodologia sarebbe ovvio, ma in una certa misura lo si può dire scontato. Sono rari coloro che si tengono ancora ai dogmi logori del marxismo: il quale, se oggi è un pericolo, non lo è sul piano culturale, ma piuttosto su quello pratico-politico, dove, per venirne a capo, è richiesta non la polemica ma una azione decisa.

In una cultura di Destra può rientrare una critica della scienza e dello scientismo, le collusioni dei quali col marxismo sono note. Ad essa da noi è stato già dato di recente qualche valido contributo: la «smitizzazione» della scienza è un compito importante, ed in una prospettiva più vasta bisognerebbe pur soppesare, da una parte, l’apporto positivo della scienza nel campo materiale, dall’altra la controparte, ossia le devastazioni spirituali derivanti dalla visione scientifica del mondo.

Un campo più importante di lavoro, per una cultura di Destra, è quello della storiografia. È un fatto che la storiografia da noi è stata scritta quasi senza eccezione in chiave antitradizionale, massonico-liberale e più o meno «progressista». La cosiddetta «storia patria», e non soltanto la più stereotipa, è caratterizzata dal mettere in risalto e nel glorificare come «nostra» storia tutto ciò che ha avuto un carattere prevalentemente antitradizionale: ciò, partendo dalla rivolta dei Comuni contro l’autorità imperiale fino a quegli aspetti del Risorgimento che ebbero una innegabile relazione con le idee dell’89, fino all’intervento nella prima guerra mondiale. Qualcosa del genere va detto non solo per la «storia patria» ma anche per la storia in genere.

A quest’ultimo riguardo, mancano purtroppo precedenti da sviluppare. Vi è chi ha fatto, recentemente, valere i nomi di Machiavelli e di Vico, che non sappiamo proprio che cosa c’entrino, in questo contesto: il materiale di cui disponevano era assai diverso e limitato. Da Vico, al massimo, si potrebbe desumere l’interpretazione in senso regressiva della storia, l’allontanarsi dal livello di quelle che egli chiamava le «genti eroiche», verso una nuova barbarie. Ciò, però, in Vico rientra nella teoria dei cicli, dei «corsi e ricorsi» storici: qualcosa di simile valendo anche per le teorie più aggiornate di Oswald Spengler col suo Tramonto dell’Occidente.

Il visconte francese Leon de Poncins, coautore, con E. Malynski, de “La Guerra Occulta”, opera curata, nella sua edizione italiana, da Evola

Da Machiavelli, non sappiamo proprio che cosa mai si possa prendere per una storiografia di Destra. Di fronte ad alcuni, che a parte la storiografia, vogliono far rientrare Machiavelli fra i pensatori di Destra in genere, noi dobbiamo avanzare precise riserve. Non certo per nulla Machiavelli ha dato il suo nome al «machiavellismo», ed anche a lasciar da parte l’aspetto meno simpatico di esso, ossia l’uso spregiudicato dei mezzi pur di raggiungere un fine, dobbiamo dire che non ce la sentiamo per nulla di definire come di Destra la semplice «maniera forte», un potere che si afferma recisamente quando un simile potere è informe e privo di un crisma di una superiore legittimazione: altrimenti vi sarebbe il pericolo di dover includere non pochi regimi attuali d’oltre cortina.

Per una considerazione di Destra della storia, a parte spunti reperibili in un Burke, in un De Tocqueville, in un De Maistre, in un Burckhardt, l’unico contributo recente valido che noi conosciamo è il libro La Guerre Occulte di L. de Poncins e E. Malynski, tradotto anche in italiano (2). Esso è illuminatore nell’indicare i processi, spesso svoltisi dietro le quinte della storia conosciuta, che hanno portato alla disgregazione della civiltà tradizionale europea. Purtroppo l’esposizione si arresta all’avvento del bolscevismo. Resta pertanto, per giungere fino ad oggi, un periodo abbastanza vasto, denso quanto mai di avvenimenti, nel quale l’analisi dovrebbe venir continuata.

Anche la sociologia offre al pensiero di Destra un importante campo di lavoro. Infatti, tale disciplina, quando non vien svolta in chiave apertamente marxista, ha sempre una componente pervertitrice, di riduzione del superiore all’inferiore, e le correnti della sociologia americana di ciò hanno dato un chiaro esempio. Infine anche l’antropologia, nel senso di teoria generale dell’essere umano, dovrebbe valere come un importante oggetto. Per esempio, qui si dovrebbe studiare e contestare l’orientamento, purtroppo così diffuso ed accettato, che fa da premessa alla psicanalisi, nell’una o nell’altra sua varietà, per individuare e contestare la concezione mùtíla e distorta dell’uomo che ne costituisce il fondamento generale.

Con ciò crediamo che alcuni indirizzi essenziali siano stati già precisati.

***

Note

(1) Evola si riferiva al risultato delle elezioni politiche italiane del maggio 1972, in occasione delle quali il Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale ottenne il suo massimo risultato storico, raddoppiando il numero di voti raccolti rispetto alla media dei decenni precedenti, ed attestandosi quale quarto partito italiano in termini assoluti, ad un soffio dal Partito Socialista. Il MSI-DN ottenne infatti 2.894.722 voti (pari al 8,67%) e 56 seggi alla Camera dei Deputati, e 2.766.986 voti (pari al 9.19%) e 26 seggi al Senato. Complessivamente, il partito ottenne quindi 56 seggi in Parlamento contro i 61 del Partito Socialista (N.d.R.).

(2) La Guerra occulta di L. de Poncins ed E. Malynski, tradotto e introdotto da Evola, uscì in prima edizione italiana nel 1939 presso Hoepli. Per un’ultima ristampa si veda l’edizione Ar, Padova 1989 (N.d.C.) [l’attuale ristampa risale al 2008, n.d.r.]



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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