Le due aquile (parte 4)

(segue dalla terza parte)

di Maurizio Rossi

Julius Evola si impegnerà con tutte le sue forze per indicare quei riferimenti di ordine superiore che dovevano fare da cernieramento alle due Rivoluzioni, favorendo così l’emergere simultaneo di avanguardie politico-spirituali raccolte e consapevoli, le nuove élite solari e tradizionali della nuova Europa: “Affermazione di tutti i valori del realismo, della disciplina e della forza pura, del cosmos di contro al caos, di ciò che è più che vita di fronte alla semplice vita, di una visione chiara e luminosa in opposto a tutto ciò che è oscuramento animico, istintivo e naturalistico, forma, gerarchia, limite quale segno di un infinito che possiede sé stesso, Stato, Impero, ideale di organizzazioni ascetico-guerriere come nuovi Ordini – tutto ciò sta di là da Nord e da Sud, tutto ciò è “ario” e “romano”: sono i contrassegni di ogni grande ciclo costruttivo, di tutte le grandi razze segnate nel loro periodo di alta tensione. In un tale segno possiamo marciare uniti, possiamo, uniti, far rivivere in una nuova visione del mondo i comuni simboli delle origini, a giustificare la nostra lotta di oggi e a preparare la suprema consacrazione per la nostra vittoria di domani.”

Julius Evola pensò con sincerità e fiducia alla reale possibilità di stimolare un processo culturale, sottoposto all’insegna dell’unione simbolica delle “due Aquile” – quella germanica e quella romana – di sinergica convergenza  che da un lato stemperasse il Nazionalsocialismo nella comprensione della missione universale e imperiale della Civiltà di Roma, e da quell’altro rettificasse il Fascismo con robuste iniezioni di vitalismo attivistico e serietà organizzativa di stampo prussiano; ovvero, come più volte è stato detto anche se in maniera semplicistica: nazificare il Fascismo e fascistizzare in senso olimpico-romano il Nazionalsocialismo.

le-ss-guardia-ed-ordine-della-rivoluzione-nazionalsocialistaAl momento in cui Evola faceva riferimento a questi nuovi Ordini politici d’impronta ascetico-guerriera come a dei baricentri organizzatori e ordinatori dello spazio imperiale della nuova Europa, cominciava anche a guardare con particolare interesse e apprezzamento agli sviluppi che in tal senso avvenivano in Germania e quindi alla sua guardia pretoriana: l’Ordine nero della SS. Riconoscendo anche la volontà fattiva manifestata dal Nazionalsocialismo nella promozione qualitativa delle nuove élite dirigenti attraverso l’adozione di nuove forme di educazione nazional-politica incentrate sulla supremazia pedagogica della Weltanschauung nazionalsocialista, in significativi luoghi fisici particolarmente adatti allo scopo,  che riuscirono a fondere armonicamente la visione orizzontale e popolare della vita comunitaria con quella verticale, gerarchica in stile militare di una severa selezione qualitativa e meritocratica tendente a irrobustire la formazione tecno/politica, i caratteri psicofisici e le qualità spirituali della migliore gioventù tedesca in un’atmosfera di virile cameratismo e di elevata tensione ideale.

Formazione ideologica, irrobustimento del carattere, disciplina mentale, saldezza interiore, addestramento sportivo e militare, selezione razziale, questi erano i tratti distintivi della nuova educazione nazionalsocialista – un severo allevamento qualitativo di uomini che non poteva che destare il vivo interesse di Evola.

La formazione educativa, nel Terzo Reich, era affidata a speciali organismi: gli Istituti di educazione nazional-politica: le Napola, le Adolf-Hitler-Schulen e gli Ordensburgen: le Rocche dell’Ordine. I primi, della durata di otto anni, erano centri di insegnamento di politica nazionale e di speciale addestramento sportivo per coloro che avrebbero svolto funzioni direttive nello Stato nazionalsocialista; le seconde, della durata di sei anni, erano pensate per la formazione dei quadri del Partito e, infine, i terzi, le Rocche dell’Ordine, anch’essi emanazione del Partito, intendevano essere la superiore istituzione educativa tedesca, quella a cui solo una selezionata élite razziale e politica poteva accedere per poi essere accolti, se meritevoli, a vertici dell’aristocrazia di comando dello Stato, del Partito e della SS.

Hitler visita NapolasAlla base di tutto questo emergeva chiaramente, come Evola aveva compreso e approvato, l’esigenza di giungere concretamente alla formazione di una nuova tipologia umana che fosse compiutamente la manifestazione di nuovo ordine dei valori e il completamento di un processo rivoluzionario di rigenerazione della natura umana: una autentica rivoluzione antropologica e spirituale della natura umana. L’Uomo nuovo avrebbe trovato in questi luoghi il proprio laboratorio, la propria superiore Accademia, soprattutto attraverso il perseguimento degli obiettivi previsti dalla nuova prassi educativa, ovvero salute fisica, fermezza di carattere, forza di volontà, tensione spirituale verso l’alto, verso ciò che era nobile, sano e giusto, e poi un fervido sentimento comunitario e solidaristico che avrebbe organicamente legato le élite al loro popolo.

Per la formazione e l’addestramento della nuova élite nazionalsocialista ogni disciplina veniva chiamata in causa e ogni possibile selezione veniva presa in esame. Non a caso, gli allievi venivano anche periodicamente inviati a lavorare nei campi e nelle fabbriche, affinché avessero conoscenza e rispetto della fatica derivante dal lavoro manuale e comprendessero appieno la vita reale del loro popolo. Nell’insieme tutto questo rigore era molto platonico, nietzschiano e spartano allo stesso tempo.

La stessa ambientazione suggestiva in antichi castelli medievali, che Evola non mancherà di evidenziare, il clima severo e claustrale, che aleggiava in questi contesti, i ritmi cadenzati in cui veniva suddivisa la giornata, l’accurata conoscenza della «Visione del Mondo», l’austerità nell’applicazione di quelle discipline storiche, politiche e scientifiche conformi alla Weltanschauung nazionalsocialista, unitamente alla durezza delle prove di resistenza e di destrezza fisica, contribuivano nell’insieme  ad alimentare e a diffondere una particolare immagine che fece paragonare gli Ordensburgen ai castelli degli Ordini monastico-cavallereschi, e anche questi precisi riferimenti impressionarono favorevolmente Evola, che avrebbe voluto che di simili e speciali Accademie per l’Ordine Nuovo si dotasse il PNF, per poter estrarre dalla massa della gioventù italiana i migliori elementi che già rivelassero il manifestarsi di precisi valori e di particolari attitudini, nuove selezioni e nuove gerarchie.

cavalieri-ordine teutonico-battagliaIl Fascismo avrebbe potuto così beneficiare di nuove e motivate energie formate alla dura scuola della disciplina, della tenacia, del severo autocontrollo e di una totale e incondizionata fedeltà all’Idea: “È così che entro il Partito, per non dire addirittura al di là dal Partito, dovrebbe enuclearsi qualcosa di simile ad un Ordine. Una nazione che ha la storia dell’Italia, dovrebbe essere ben capace di produrre ancora uomini sufficientemente qualificati per appartenervi e per restaurare così, inflessibilmente, la base di ogni vera, di ogni vivente gerarchia: uomini dunque, che non si riconoscano più per la tessera e il distintivo, ma per il modo di essere; che non parlino o scrivano più tutto il tempo di Fascismo, ma invece lo realizzino di fatto, nella coerenza di un’azione silenziosa e priva di compromessi; che non facciano finta di sentire bisogno di inneggiare in ogni momento al Duce, ma che lo servano di fatto, dimostrando che la parola «fedeltà è più forte del fuoco» non è semplicemente una reminiscenza del noto episodio di un’antica epopea nordica, ma è anche la consegna di chiunque, in senso superiore, debba oggi continuare a dirsi fascista.”

Purtroppo, i vertici del PNF non si dimostrarono all’altezza di tali aspettative, probabilmente non ne compresero nemmeno l’importanza, di fatto non se ne fece nulla.

 

ernst-kretschmann-nach-dem-kampfJulius Evola sarà anche tra i pochi all’epoca a premere l’acceleratore sulla spinosa questione di un maggiore allineamento culturale sui grandi temi tra l’Italia e la Germania, quei motivi che avrebbero innalzato in maniera profonda e qualificata lo spirito dell’alleanza, dando ulteriore sostanza alle necessarie convergenze dottrinarie. Ancora una volta Evola trattava concretamente in termini di Visione del Mondo e l’inderogabilità si rese ancor più evidente in tempo di guerra. Soprattutto quando cominciavano a moltiplicarsi le divisioni della Waffen SS, che accogliendo nei propri ranghi la migliore gioventù guerriera e idealista dell’Europa, davano una dignità spirituale e un significato alto e politicamente mobilitante alla battaglia per il Nuovo Ordine europeo.

Non a caso, pochi anni prima della guerra, Evola, nella SS aveva individuato: “il germe di un Ordine nel senso superiore tradizionale, quindi di una solidarietà spirituale che potrebbe divenire supernazionale: noi pensiamo ad una unità atta a comprendere nuclei provati e egualmente intonati di varie nazioni, rifacentesi tutti alle grandi visioni eroiche e metafisiche della spiritualità ariana e nordica e costituenti così il fronte che ci occorre, quando, come oggi e come nel più imminente futuro, è contro la marea di forze oscure legate ai simboli delle varie internazionali che va ingaggiata la lotta decisiva.”

La seconda guerra mondiale, guerra totale di visioni del mondo e della vita ferocemente contrapposte, vide la realizzazione di quanto Evola aveva prefigurato.

Nacque allora l’idea ambiziosa di una rivista bilingue il cui titolo sarebbe stato Sangue e Spirito – rivista italo-germanica per i problemi della visione del mondo e della razza, coordinata da Julius Evola e composta dalle due redazioni, tedesca e italiana.

sintesi dottrina razza - razzismoAgli inizi del 1942 ricevette l’approvazione definitiva di Mussolini e sarebbe stata pubblicata e distribuita nelle due nazioni a cura del Partito fascista e di quello nazionalsocialista non appena fossero stati fissati i punti programmatici fondamentali, con un accordo preventivo e sinergico tra le posizioni dottrinarie italiane e quelle tedesche.

L’interesse da parte di Evola era quello di dimostrare ulteriormente, anche di fronte ai nazionalsocialisti – e questa volta con la delega e l’avvallo ufficiale del Duce – che il razzismo fascista non fosse assolutamente da considerarsi come una sorta di merce importata dalla Germania, ma come una autentica manifestazione dottrinaria, completa, rettamente ordinata e con specifiche caratteristiche olimpiche, della comune lotta per la Visione del Mondo: “L’Italia fascista esige anche un uomo fascista, romano e ario-romano, un uomo nuovo e antico al tempo stesso.

Julius Evola avviò subito contatti organizzativi sul versante tedesco, incontrandosi più volte con Alfred Baeumler, uno dei più noti filosofi nazionalsocialisti, delegato per conto di Alfred Rosenberg, e con Walter Gross, dirigente del dipartimento di politica razziale del NSDAP.

Nei colloqui con gli esponenti tedeschi, Evola, presentò un suo articolato documento programmatico relativo alle posizioni italiane sulla questione razziale, che aveva scritto per fissare le norme generali che avrebbero dovuto orientare ideologicamente il lavoro della redazione italiana.

legionari romani guerra razza spiritoIl documento era stato in precedenza presentato personalmente al Duce, che lo aveva approvato, e aveva anche ricevuto il pieno consenso dei collaboratori della rivista che, per inciso, rappresentavano le migliori intelligenze della cultura fascista: Giovanni Preziosi, Luigi Fontanelli, Massimo Scaligero, Carlo Costamagna, Guido De Giorgio e Riccardo Molinari. Al progetto della rivista collaborava poi attivamente anche la Scuola di Mistica Fascista.

Vale la pena di rileggersi con attenzione il paragrafo conclusivo del documento, con cui Evola tirava le conclusioni sulla visione fascista e qualitativa della razza: “La dottrina fascista della razza sottolinea l’effettivo spirito classico e aristocratico della sua idea. Classico è il suo ideale di un tipo umano in cui corpo, animo e spirito siano forme espressive ben armonizzate di un unico principio al di là di ogni lacerazione e di ogni indebolimento. Classico pure è il suo disprezzo degli incroci e del livellamento umanitario. Essa riconosce e afferma la sua volontà di conservare la pluralità delle razze e crede fermamente che ogni razza debba essere se stessa; infine essa ha come ideale un impero che sia retto da una specie superiore nel quale la differenziazione sia introdotta e ordinata gerarchicamente. La elaborazione di una visione della vita classica, chiara, virile ario-romana a cui resta da stabilire che cosa può rimanere oltre la vita – una visione che deve trasformarsi in precise forze interiori – questo è infine il compito fondamentale della mistica fascista e della dottrina della razza.”

Purtroppo, anche questa importante e nobile iniziativa, l’ultima, che avrebbe rappresentato una svolta più che significativa a carattere europeo nel campo culturale e ideologico, naufragò nell’insuccesso. Furono in troppi a porre ostacoli insormontabili, nonostante vi fossero il sostegno del Duce e la sostanziale disponibilità delle autorità politiche tedesche. Ambienti politici e ecclesiastici della Chiesa Cattolica e consorterie liberali e massoniche si coalizzarono in un fronte comune per sabotare questa iniziativa, complice anche la triste miopia di certi “vertici” fascisti che non compresero la vastità di orizzonti che si sarebbe aperta.

Una iniziativa che oltre a procedere nell’allineamento culturale tra l’elemento ario-romano e quello nordico-ario, avrebbe anche creato i comuni presupposti politico-culturali di un superiore centro di cristallizzazione della Visione del Mondo per l’ordinamento del futuro spazio imperiale europeo.

Allora sì, che le due Aquile avrebbero finalmente volato assieme.

 


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'Le due aquile (parte 4)' 1 Commento

  1. 8 Marzo 2016 @ 21:23 alessandro

    Maurizio Rossi trasmette nei sui articoli l’essenza del pensiero del Maestro Evola e la sintesi della visione del mondo nazional socialista e solo un conoscitore di elevatissimo livello come lui poteva riuscire a delineare in questa sintetica ampiezza le comunanze e le divergenze senza omissioni e con ricchezza di riferimenti ai testi.
    Una lettura vera.

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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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