Le poesie giovanili di Julius Evola (prima parte)

Come preannunciato, cominciamo da oggi a dedicare degli spazi a Julius Evola nelle inedite vesti di poeta, presentando sia alcuni componimenti giovanili, sia, come accennato, estratti da articoli in prosa, che mostreranno però un’autonoma, assoluta vena di liricità, ispirata dai racconti e dai resoconti contenuti in quegli scritti, che hanno rappresentato una parte importante nella vita del barone. Oggi proponiamo tre poesie giovanili, tratte dalla raccolta “Raâga Blanda“, edita da Scheiwiller nel 1969, inserite nel paragrafo “Schizzi”, risalenti ai primissimi anni in cui Evola ragazzo cominciava a scrivere ed abbozzare questi componimenti. Nella prima fase, essi presentavano ancora una struttura ed un’articolazione piuttosto omogenea e composta, non avendo ancora i versi evoliani virato verso le tecniche espressive dadaiste e astratte, scomponendosi e disarticolandosi. Queste prime poesie, in cui si notano tratti tardo-romantici, decandentistici e simbolistici, risalgono probabilmente al 1916 e poco oltre: Evola aveva più o meno diciotto anni. Pubblichiamo anche la breve presentazione della raccolta “Raâga Blanda“, vergata dallo stesso Evola, che fornisce in prima persona alcune spiegazioni cronologiche e contenutistiche.

Queste composizioni risalgono al periodo compreso fra il 1916 e il 1922. L’ordine in cui qui sono stampate corrisponde ad un dipresso a quello cronologico della loro elaborazione. E’ visibile uno sviluppo che, a parte alcune non rilevanti incidenze futuriste, va dal decadentismo, il simbolismo e l’analogismo fino alla composizione ‘astratta’ e dadaista, in quest’ultima fase venendo seguita la tecnica di parole e frasi usate non secondo il loro contenuto oggettivo corrente ma secondo le loro valenze evocative, associate anche a fonemi inarticolati, e accordate in modo vario. Di queste composizioni alcune furono pubblicate in Arte Astratta (brochure stampata a Toma nel 1920 per la Collection Dada) e in alcuni fogli dell’epoca. Manca il poema a quattro voci La parole obsure du paysage intérieur, uscito parimenti nel 1920 in novantanove copie numerate e firmate nella Collection Dada, Zurigo e ristampato nel 1963 (ed. Scheiwiller). Circa il significato di queste composizioni, come pure della pittura astratta (attività smesse entrambe al principio del 1923) nell’attività complessiva dell’Autore, cfr. la prefazione dell’accennata ristampa del poema a quattro voci e J. Evola, Il Cammino del Cinabro, (ed. Scheiwiller, MIlano, 1963), pp. 23-28.

Dal punto di vista della resa grafica dei testi, abbiamo proposto e proporremo i versi in modo più affine all’impostazione poetica classica, al fine di dare agli stessi un carattere di più immediata comprensione, rispetto alla loro impaginazione originaria che presentava un aspetto più simile a normali testi in prosa.

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di Julius Evola

Estratti da Raâga Blanda (1969)

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Giardino d’inverno

Tutta una lentezza di velluto verde sfiorato da un pallido giallo.
Dal respiro color cobalto
il sole languido si versa sulla passeggiata dell’adolescente
[che il prato astioso sul fondo del giardino malinconico
[configge nel roseo della gota.
Le sfere sospese di tre alberi tosati sugli anelli contorti
– giuochi di ombre di luci di viottoli –
e le rose in stile proiettate dappertutto.
Un minuetto in sordina trema
[ad un freddo armonizzato con le curve delle colline lontane.
Nella vasca d’acqua
specchio di zinco
stanno abbracciati i fascini rosei verdi oro del paesaggio.
E i capelli dell’adolescente che sono quasi luce nel cielo:
il suo grande occhio stupìto
anima del paesaggio.
Alcune gracili corolle sono umili sillabe dimenticate nel verdone.

Tageszeitenzyklus: Der Abend (Ciclo delle fasi del giorno: la sera) di Caspar David Friedrich (1821-22)

 

Vespro

Una finestra di soffitta sbadiglia.
Un profilo stancamente maestoso di cattedrale sovrasta la città
[imbevuta di viola.
Il cielo di un livore cianotico
graffiato dalle rapide traiettorie fischianti delle rondini.
Per le strade dei sobborghi larve nere,
a distribuire frettolosamente luce ai lampioni.

 

Mare al pomeriggio

Una agglomerazione di nuvole basse
s’impasta si divide si diluisce
[e rotea bigia e bianca
proiettando tinte cangianti d’ombre e di luci sul mare supino.
Il roseo e il grigioperla giuocano col verde vivido
e il giallo stemperato sul gran fluido
[che tocca a caso le corde di un’arpa vellutata
battendo piccoli gong contro la spiaggia
[dove l’onda stanca ha soltanto oro indolente e bave bianche,
a grandi catenarie.
Se no, calma e silenzio.

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Nell’immagine in evidenza, Winterlandschaft mit Kirche (Panorama invernale con Chiesa) di Caspar David Friedrich (1811).


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