Le poesie giovanili di Julius Evola (quarta parte)

Quarta parte dello speciale dedicato a Julius Evola nelle inedite vesti di poeta, che almeno per il momento chiude questa parentesi, che potremo riaprire più avanti. Oggi proponiamo un altro componimento giovanile estratto dalla raccolta “Raâga Blanda“, edita da Scheiwiller nel 1969; si tratta di un testo scritto in francese, proprio come la poesia Lédah, da noi già proposta qualche tempo fa (unitamente a “Prato nel parco” e “Notte”). Si tratta di Astrid, altro componimento che, proprio come Lédah, viene dedicato ad una misteriosa figura femminile, non è dato sapere se realmente esistita o se immagine soltanto simbolica. Se ne propone, come nell’altra circostanza, una nostra traduzione, anche libera, alternando strofe in francese ed in italiano, intervallate da due fotografie dell’iconica attrice americana Maude Fealy, all’anagrafe Maude Mary Hawk (1883-1971), nelle vesti ideali dell’Astrid evoliana. Come osservato in occasione della pubblicazione di Lédah, in altri scritti di Evola, sia poetici che non, le figure femminili compaiono in altri contesti e nell’ambito di descrizioni spesso decisamente di altro tenore; questo componimento, come l’altro, si caratterizza invece per un andamento insolito, per come siamo abituati a conoscere il barone. Rispetto a Lédah, emergono qui strofe più complesse, in cui trovano spazio metafore e allegorie con connotazioni talora anche dadaistico-alchemiche di un certo interesse, in alcuni casi a completamento di tratti decisamente sensuali, più o meno velati e dagli esiti persino pericolosamente “dissolutivi”, in senso superiore o, chissà, inferiore.

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di Julius Evola

Estratto da Raâga Blanda (1969)

segue dalla terza parte

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Astrid

L’élan de cette colonne dorique dans le gazon du clotre
Sur la neige des ombres minces et claires du ciel
On voit cette haute lumière froide sur l’avant-port
pendant qu’une viole sournoise s’accorde avec la mer de mercure
et un ciel sauvage au delà des cubes blancs des refuges
va chercher la sombreté écoeurée de la terre.
Cette image sera engloutie – ȏ nymphes – par l’eau qui régardez monte monte

Lo slancio di questa colonna dorica nel prato del chiostro
sulla neve le ombre chiare e sottili del cielo
sull’avamporto, si vede un’alta, fredda luce
mentre una viola sorniona si abbina con il mare di mercurio
e un cielo selvaggio, al di là dei cubi bianchi dei rifugi
va alla ricerca della disgustosa tenebra della terra
Quest’immagine sarà sommersa – o ninfe – dall’acqua che, guardate, sale sale

Astrid
une élégance encadrée à la fénêtre
se découpe sur l’énorme ville noire et baisse
sur la grande plaque de zinc du ciel
en sceau de domination
L’incendie blond de vos cheveux
c’est la lumière de ces petite lumières lontaines
et c’est le blanc de vos dents qui a appellé la lune dans son immobilité pâle

Astrid
un’eleganza incorniciata alla finestra
si staglia sull’enorme città nera e decadente
sulla grande placca di zinco del cielo
come sigillo di dominio
l’incendio biondo dei vostri capelli
è la madre di tutte queste piccole luci lontane
ed è il bianco dei vostri denti che ha invocato la luna nella sua pallida immobilità

Astrid
un jonc lance en haut sa souplesse prés du marais.
À ces grands yeux obliques signés de o’khol
devrait-on sans doute créer un boudoir de violettes avec des blocs réguliers de glace
Et votre bouche cruelle plaque de lacque
est-elle une rose perverse dans un pâle hȏpital
Un cygne passe parfois dans la nuit étoilée
armonie sybilline de vos mains
L’hauter de votre front blanc appelle l’acier de vos iris
sous l’onde de vos mèches d’or
On ne saurait vous détacher du salon aux nikels luisants
parmi la géometrie implacable des acajours aux socles cuivrés
figure qu’encadre éternellement la fénȇtre sur le ciel
qui meurt pour l’ardeur de vos cheveux

Astrid
un giunco lancia verso l’alto la sua agilità vicino alla palude
a questi grandi occhi obliqui segnati dalla matita khol
si dovrà senza dubbio creare un salotto di violette con blocchi regolari di ghiaccio
la vostra bocca crudele, placca laccata,
una rosa perversa in un pallido ospedale
un cigno passa talvolta nella notte stellata
armonia sibillina delle vostre mani
l’altezza della vostra fronte bianca invoca l’acciaio del vostro iride
sotto l’onda delle vostre ciocche dorate
non vi si potrebbe allontanare dal salone dai nichel luccicanti
tra l’implacabile geometria dei mogani dagli zoccoli ramati
figura che inquadra eternamente la finestra sul cielo
che muore per l’ardore delle vostre chiome

Ėtiez-vous Astrid?
Vous aviez arreté votre voiture
que à l’intérieur l’ouate étouffante du santal grisait
dans une banlieue morne sous une pluie lente
les chariots de charbon passaient
le brouillard confondait les distances et les solitudes et le mélancolies
en un rythme jaunatre

Eravate voi, Astrid?
Avete fermato la vostra vettura,
che all’interno ubriacava di un’asfissia ovattata di sandalo
in una periferia desolata sotto una pioggia lenta
i carretti del carbone passavano
la nebbia confondeva le distanze, le solitudini e le malinconie
in una cadenza giallastra

Et vous avez brisé le sortilège
votre regard ambigu
tourbillon
la transparence vertigineuse de vos bas
l’écume des dentelles
vos jambes qui s’écartent lumineusement

l’idole renversé et ouvert
mon être abimé en vous
englué dans une obscurité ardente
sans fin
votre cri bref
dilatation verte
dissolution

Avete spezzato il sortilegio
il vostro sguardo ambiguo
un turbinio
la trasparenza vertiginosa delle vostre calze
la schiuma dei merletti
le vostre gambe che si discostano luminosamente

l’idolo capovolto e aperto
il mio essere precipitato in voi
intrappolato in un’oscurità ardente
senza fine
il vostro grido breve
dilatazione d’assenzio
dissoluzione

Ėtiez-vous Astrid?
Astrid au front haut blanc
sceau de domination qui se découpe sur l’énorme ville noire et baisse
sur la grande plaque de zinc du ciel

Eravate voi, Astrid?
Astrid dalla fronte alta e bianca
sigillo di dominio che si staglia sull’enorme città nera e decadente
sulla grande placca di zinco del cielo


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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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