Seconda parte dello speciale dedicato a Julius Evola nelle inedite vesti di poeta. Oggi proponiamo altri tre componimenti giovanili estratti dalla raccolta “Raâga Blanda“, edita da Scheiwiller nel 1969; due (“Prato nel parco” e “Notte”) sempre inseriti nel paragrafo “Schizzi”, ed un terzo, molto particolare, scritto in francese (Evola scrisse diverse poesie del periodo direttamente in francese, come d’altronde lo stesso poemetto a quattro voci La parole obscure du paysage intérieur): si tratta di Lédah, poesia dedicata ad una misteriosa figura femminile, non è dato sapere se realmente esistita o se immagine soltanto simbolica; sta di fatto che i versi sono molto gradevoli ed inaspettatamente intensi, e di essi si propone anche una nostra traduzione, alternando strofe in francese ed in italiano, intervallate, a metà, da un’immagine. In altri scritti evoliani, sia poetici che non, le figure femminili compaiono in altri contesti e nell’ambito di descrizioni spesso decisamente di altro tenore; questo componimento invece spicca per un andamento insolito, per come siamo abituati a conoscere il barone. E, come vedremo, non sarà l’unico con questa caratteristica.
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di Julius Evola
Estratti da Raâga Blanda (1969)
segue dalla prima parte
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Prato nel parco
In un bagno di luce sul bianco ghiaia
[che ritaglia decisamente in zone lucenti
la violenza del verde smeraldo passa la corsa rosea e chiassosa dei bambini
(vi è un giuoco di pesci rossi nel canale traslucido)
verso le grandi coppe aeree
pini distributrici di macchie di viola vinoso sul verde.
I gridi si alzano ed esplodono
fuga di razzi gioiosi
mentre in fondo una vecchia fontana beghina si isola
e chioccola sommesse litanie gorgoglianti.
Dinanzi alla mia serenità passa il fascino chiaro sotto la vestina rossa
di due gambette lunghe esili
piccoli irrequieti fusi lontano,
dietro ad un cerchio.
Aria: ti hanno portato dinanzi ad un dipinto giapponese fresco e tutto luce
Notte
Una luna da tregenda rotola veloce sulla collina nuda fra nubi tragiche
glauco latte rappreso su un nero cristallo.
Il vento, o cavalleria cosacca, sciabola orizzontalmente
[sibilando la sua ira galoppante.
un albero scuote a scatti convulsi da torturato la sua capigliatura:
una croce nera immobile al sommo dell’erta

Kreuz im Gebirge (Croce in montagna) di Caspar David Friedrich, 1807-1808.
Lédah
Elle était si belle
si forte
et ses gestes étaient sans ombre
et mauves comme ses paupières
Lei era così bella
così forte
le sue movenze erano spoglie d’ombra
e purpuree come i suoi occhi
Elle passait
passait
en tordant les hyperboles ardentes
des délires diaphanes
des extases vertes
Lei passava
passava
torcendo le iperboli ardenti
dei diafani delìri
delle estasi acerbe
Ses mots étaient
comme les cadences brèves
d’une mer d’argent sur une plage d’onyx
Le sue parole erano
come le brevi cadenze
d’un mare d’argento su una spiaggia d’onice

Beatrice (Cesare Saccheggi, Incipit Vita Nova – Dante, 1903, dettaglio)
Voisine et toujours lointaine
elle enflammait la lumière fiévreuse
dans un sortilège d’or vert et de rouge
Vicina ma sempre lontana
lei infiammava la luce febbrile
in un sortilegio d’oro verde e di rosso
Son sourire lui blessait le visage
mais ses mains sembraient créer des roses
Il sorriso le feriva il viso
sebbene le sue mani sembrassero creare rose
Seule
sans une âme
elle passait
Elle était si belle
si forte
Sola
senz’anima
passava
Era così bella
così forte
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L’immagine in evidenza è liberamente tratta da Pixabay, author BeaTzJooDy /
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