Come già accaduto negli anni passati, a fine mese di novembre ritagliamo sempre uno spazio per ricordare, in occasione dell’anniversario del suo Sacrificio, la figura archetipica del grande capitano Corneliu Zelea Codreanu, fulgido esempio di capo carismatico, combattente esemplare, Esempio e guida spirituale per i suoi uomini ed il suo popolo. Quest’anno lo facciamo riproponendo l’articolo con cui Julius Evola parlò del Capitano e del suo movimento sulle colonne del “Corriere Padano” nell’aprile del 1938, dopo aver fatto altrettanto poche settimane prima, su “Il Regime Fascista”. Il tutto, a corollario del celebre viaggio del barone a Bucarest proprio nel marzo del 1938, dove ebbe modo di conoscere di persona Codreanu e di scoprire dal vivo la natura del suo movimento legionario.
Come tante volte abbiamo sottilineato, Evola ne rimase profondamente colpito ed affascinato: negli occhi, nei lineamenti, nella parola secca e concisa, nella maestosa calma, nella virtuosa eleganza di Codreanu, vide incarnarsi e riverberarsi tutta la forza, la potenza e la luce di un grande Capo, di un grande Uomo della Tradizione.
Presso la Libreria Raido di Roma, in Via Sciré 21/23, Sabato 30 Novembre, verrà ricordata la figura di Codreanu con pensieri, parole e musica da vivo. Un evento cui vi invitiamo a partecipare, per celebrare insieme, in modo sano e comunitario, l’Esempio luminoso ed immortale del Capitano.
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di Julius Evola
Tratto dal “Corriere Padano”, 14 aprile 1938
Bucarest, aprile
È un fatto, che fra i nuovi movimenti nazionali fanno apparizione motivi vari, presentano delle analogie con le concezioni proprie agli Ordini medievali. È innegabile, per esempio, che in Italia e in Germania si miri a formare la migliore gioventù secondo uno stile di vita, avente simultaneamente carattere guerriero e carattere ascetico, e su queste colonne abbiamo avuto occasione di riferire sulle iniziative, che il nazionalsocialismo cerca, a tale riguardo, di realizzare sistematicamente con l’istituzione dei cosiddetti «Castelli dell’Ordine». Ordensburgen – con corrispondenti discipline per la selezione di un nuovo gruppo di futuri capi.
Una realizzazione integrale in un tale senso incontra, tuttavia, in Italia e in Germania, delle difficoltà, dovute al fatto, che non sono più presenti le condizioni di una civiltà, quale quella medievale. I nuovi ordini nascono sotto il segno di un deciso nazionalismo, provvisto di una mistica che non va, senz’altro, a coincidere con la religione dominante, per sua natura universalistica e supernazionale. In Germania la situazione è ancor più difficile sia per lo scisma religioso, vale a dire per la pluralità delle confessioni religiose, sia per le tendenze razzistico-pagane che avversano il cristianesimo, senza però poter disporre di veri principi e di una autentica tradizione spirituale.
Un movimento che, in queste tendenze verso un nuovo «ordine», si presenta molto interessante ed è, sotto questo riguardo, relativamente poco conosciuto, è il movimento legionario romeno delle cosiddette «Guardie di Ferro», capitanate da Corneliu Codreanu. Esso è nato nel 1927, ha dato luogo a vari partiti politici, l’ultimo dei quali, chiamato «Tutto per la Patria», è stato sciolto dallo stesso Codreanu, recentemente, per ragioni che accenneremo. La caratteristica di tale movimento sta nelle sue premesse essenzialmente religiose. Esso si presenta come un movimento di rinnovamento nazionale, e in pari tempo, come una tendenza a riprendere, in una forma vivente, la spiritualità propria alla religione Ortodossa. E in quanto questa religione è articolata nazionalmente, simili tendenze non incontrano gli ostacoli propri alle condizioni di altre nazioni. Vi è solo da notare che i rappresentanti ufficiali della religione romena, come spesso avviene, non conservano di essa che la forma e si trovano spesso scissi da coloro che invece, ne vivono lo spirito; e l’esempio più caratteristico sta nel fatto che l’attuale Patriarca preside un gabinetto, voluto dal Re, l’ostilità del quale per la «Guardia di Ferro» è a tutti nota.
In ogni modo, l’elemento religioso, innalzato fino all’esigenza di creare un uomo nuovo e connesso a precise forme di pratica ascetica, costituisce il nucleo centrale del legionarismo romeno. Così, per molto riuscirà sorprendente il fatto, che oltre seicentomila uomini – poiché a tanto, più o meno, ammontano i seguaci di Codreanu – pratichino sistematicamente non solo la preghiera, ma altresì il digiuno: i legionari sono tenuti a osservare tre volte alla settimana il cosiddetto «digiuno nero», che significa, non mangiare, né bere, né fumare.
Lo stesso Codreanu, in un colloquio che abbiamo avuto con lui, ci ha spiegato il senso di tale disciplina nei seguenti termini; occorre assicurare l’assoluta supremazia dello spirito sul corpo e il digiuno è uno dei mezzi più efficaci a ciò: allentando i vincoli costituiti dalla parte naturalistica dell’essere umano, esso crea, inoltre, la condizione più favorevole per l’evocazione di forze invisibili, di forze dall’alto, evocazione ce si realizza mediante la preghiera e il rito. E queste forze – ha sostenuto Codreanu – checché ne pensino gli «spiriti positivi», hanno in ogni prova e in ogni lotta una parte almeno altrettanto decisiva di quella delle forze visibili, materiali puramente umane.

Ion Moţa, caduto nella Guerra di Spagna il 13 gennaio 1937
All’interno del movimento legionario di Codreanu di è una specie di milizia d’assalto, che comprende circa diecimila uomini e ora s’intitola Mota-Morin, questi essendo i nomi dei due capi legionari romeni caduti nella lotta antibolscevica in Spagna. Per questo corpo, vige la clausola del celibato – nuovo tratto comune con gli antichi orini cavallereschi. La spiegazione che, anche qui, Codreanu ha voluto darci, è, anzitutto, che chi deve essere pronto ad affrontare in ogni momento la morte, è bene che non abbia vincoli di famiglia; in secondo luogo, egli ha distinto coloro, la cui vocazione deve essere la vittoria e la gloria, da coloro, che appartengono propriamente al mondo ed hanno di mira la prosperità, il benessere e il piacere. Per cui – altro lato caratteristico – i capi del legionarismo romeno fanno anche il voto di povertà, essi non frequentano né riunioni, né teatri, né balli, né cinematografi.
Un elemento specifico, che il movimento di Codreanu ha desunto dalla religione ortodossa e che ha già tratti anche politici, si riferisce all’ideale «ecumenico»: si tratta di un sentimento speciale di comunità, che non è soltanto quello di una connessione organica fra gli uomini di un dato popolo, ma anche di un sentirsi, in ciò uniti con i propri morti e con Dio. Soprattutto l’idea della presenza delle forze dei morti, in special modo di quelle degli eroi, presso ai viventi, è particolarmente viva nel movimento legionario, riflettendo indubbiamente forme della spiritualità precristiana (rapporti fra la gens, gli avi e gli «eroi» archegeti). Ciò conduce ad un rito corrispondente a quello che si pratica in certe cerimonie fasciste, ma, qui, con una speciale e quasi diremmo tecnica intenzione evocatoria. I legionari si trovano periodicamente insieme in piccoli gruppi, che hanno il nome di «nidi»: questi convegni mirano alla formazione spirituale dei singoli, alla reciproca comprensione, in via subordinata hanno lo scopo di mantenere le connessioni, di trasmettere notizie, di assolvere vari scopi pratici, secondo le circostanze. I convenuti dei «nidi» praticano in comune riti e preghiere. Il rito con cui si apre ogni riunione è quello dell’evocazione degli eroi morti. I loro nomi vengono letti e ad ognuno di essi i convenuti, allineati e sull’attenti, rispondono con «presente». Il nome portato dalla prima organizzazione del movimento è, anche esso, caratteristico: «Legione dell’Arcangelo Michele». In pari tempo, tutti questi sono uomini di parte, uomini che lottano per un ideale politico e che sono pronti ad ogni sacrificio in nome del rinnovamento e della costruzione in senso nazionale e «fascista» del popolo romeno.
Corneliu Codreanu, personalmente, ci è apparso come una figura fra le più chiare, le più leali, le più compenetrate di un profondo idealismo e di una nobile indifferenza per la propria persona, che noi abbiamo avuto modo di conoscere in movimenti analoghi di altri paesi.
Per il fatto che, dinanzi al brusco intervento autocratico di Re Carol e per non essere costretto a combattere una battaglia, le cui condizioni erano state fissate dall’avversario, Codreanu ha creduto opportuno di operare una «ritirata strategica» dissolvendo il partito «Tutto per la Patria» e limitando l’azione del movimento, a quella, invisibile, di una formazione e di una preparazione spirituale dei fin troppi elementi a lui venuti negli ultimi tempi. Questo fatto non toglie che il movimento di Codreanu sia, forse, l’unico decisivo per un migliore avvenire della Romania: e la soluzione più felice sarebbe certo quella, in cui anche il re si rendesse conto di ciò e, superando il proprio alquanto pronunciato personalismo, accettasse una collaborazione delle «Guardie di Ferro», dato che esse stesse sono per il regime monarchico.
Si sa che i romeni, in genere, non godono, come si suol dire, di una «buona stampa», per quanto riguarda il carattere e la dirittura morale. Quale sia pure la misura in cui ciò è vero, resta in ogni modo certo che Codreanu, nel porre la base del suo programma di ricostruzione nazionale il compito di una rigenerazione spirituale e lo stile di vita di una «milizia» asceticamente potenziata e compenetrata di religiosità, ha dimostrato di saper riconoscere il punto, nel quale deve concentrarsi ogni sforzo e che metterà alla prova le possibilità vitali e morali più profonde della stirpe romena.
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