Uomini… tra le rovine! (prima parte)

dedicato a Julius Evola

(tratto dalla rivista Il Reazionario)

La caduta determinata dalla vertigine chiamata progresso ci impone, oggi, un necessario risveglio. Oggi difatti noi soli rappresentiamo una sfida aperta alla sinistra civiltà moderna, simbolo del totale oblio dello spirito.

Ciò che solamente conta è che ci troviamo in mezzo ad un mondo di rovine a domandarci sempre più dolorosamente: esistono ancora uomini tra queste rovine? La devastazione che abbiamo d’intorno è soprattutto di carattere morale in un clima generalizzato di anestesia e disorientamento. È quindi questo il nostro compito: rialzarci e risorgere interiormente, darsi una forma, creare in noi stessi l’ordine e la drittura: un popolo, una razza capace di produrre uomini veri, dal giusto sentire e dal sicuro istinto, che non predichino formule ma siano esempi.

Gli uomini e le rovine-evolaUOMINI, al di là della contingenza e pronti a combattere una battaglia anche se essa sia materialmente già persa. E` quindi questa la rivoluzione da fare: una rivoluzione strisciante e silenziosa che proceda in profondità nello spirito.

Creare uomini con repulsione ad ogni compromesso ideale, capaci di impegno totale in ogni espressione dell’esistenza.

Ciò che abbiamo intorno sarà la misura di ciò che noi non dovremo essere. E’ facile.

Noi non possiamo fare altrimenti.

Questa è la nostra via, il nostro essere: non siamo noi infatti cosa così importante quanto lo sono invece la nostra funzione, la responsabilità, il compito preso e il fine perseguito! Riaffermare la TRADIZIONE, arrestare il processo di caduta, riconoscere l’unicità organica e gerarchica del tutto sarà la nostra battaglia. A NOI sarà proprio il coraggio del radicalismo, l’intransigenza dell’idea, la forza pura dello spirito. Rideremo di chi ci accuserà di essere antistorici e reazionari, non bisognosi della luce di un qualunque sol dell’avvenire: il nostro è un ordine di valori superiori, politici spirituali ed eroici, che non ammette proletari e capitalisti ma uomini animati da uno spirito puro, pronto al sacrificio, immortale. I nostri limiti fisici non fanno altro che rafforzare la fede nell’illimitatezza del nostro spirito, ove responsabilità, energia e compattezza si uniscono alla fedeltà e alla solidarietà verso gli altri uomini nella naturale diversità del loro essere e della loro dignità, aristocrazia dello spirito e non della sostanza.

Nell’idea riconosceremo la nostra vera patria, non l’essere di una stessa terra e di una stessa lingua; nel materialismo storico, nel darwinismo, nell’esistenzialismo, nella psicanalisi i nostri nemici, la visione falsa e distorta della vita.

Non la tranquillità del corpo ma l’eroismo dell’idea sarà il nostro fondamento e la nostra forza, sentendo che oltre questa v’è una vita più alta per coloro capaci dello slancio assoluto, del donarsi sopra ogni cosa!

Oggi riprendiamo in mano la fiaccola della gioventù, consegnataci da chi, imparando dagli errori del passato non è caduto.

Noi staremo ritti sulle rovine, pronti a scalare la montagna e a dare l’assalto al cielo!



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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