a cura della Redazione di RigenerAzione Evola
Un tempo erano gli “evolomani” gli unici impegnati in quella inutile opera di “riabilitazione” (riabilitazione di cosa? Verso chi?) di Julius Evola nei confronti della cultura ufficiale. E via a far introdurre le opere del Barone da personaggi sinistri, frequentare conventicole massoniche, cercare l’avallo dell’intellettuale maître à penser di turno pur di avere il patentino della cultura ufficiale a che di Evola si potesse parlare. Per quanto ci riguarda, questa sindrome da “peccato originale” non l’abbiamo mai avuta, e non riteniamo che l’opera di Evola debba legittimarsi tramite chissà quale riconoscimento ufficiale da parte della cultura dominante.
C’è chi vuol riabilitare Evola… da sinistra
Quello che ci imbarazza forse di più di chi vuole riabilitare Evola “da destra”, è chi vuole farlo “da sinistra”. Infatti, ci ha colpito la notizia che lo scorso 29 gennaio, a Genova, si è svolta una conferenza su Evola tenuta da Massimo Donà (già allievo di Emanuele Severino e Massimo Cacciari) dall’emblematico titolo
“Nel cuore antifascista del fascismo. Julius Evola: sul tradimento di un’utopia”. Trattasi, perciò, di una conferenza per rileggere Evola da sinistra, con l’aggravante di sostenere una tesi dal sapore inquietante: Evola fu nel Fascismo, malgrado il Fascismo, un antifascista.
Come manipolare la verità e far passare Evola per antifascista
Ma come è possibile far passare Evola per un antifascista? Il cavallo di Troia è presto trovato. La posizione “critica” di Evola nei confronti del Fascismo che fu, sempre, una posizione di pungolo e di stimolo affinché il Fascismo facesse sul serio, andando nella direzione di un super-Fascismo di ispirazione Tradizionale, viene qui letta come una forma di dissenso e strumentalmente usata in chiave antifascista. L’atteggiamento di Evola, portato per la sua intima aderenza alla Tradizione a leggere Fascismo e Nazionalsocialismo “dal punto di vista della Destra”, viene configurato dai promotori dell’incontro come una forma di adesione di Evola ad un fantomatico “Fascismo ideale”, quindi mai esistito e non tangente quello storicamente affermatosi. Così come il tema del razzismo che, se nella lettura evoliana viene integrato e sublimato nella dimensione “spirituale”, senza però negare quella del corpo o dell’anima, dalla rilettura antifascista viene invece limitato alla sola interpretazione “spirituale”, confondendo però lo “spirito” con “l’astratto”.
A supporto dell’operazione mistificatoria, nella presentazione dell’evento, si disegnano i tratti di un Evola nemico dichiarato dei totalitarismi del Novecento, quasi a volerne fare, per contrasto, un paladino della democrazia: al riguardo, si cita banalmente un passaggio tratto della IV parte de “Il Fascismo visto dalla destra” (confluito notoriamente in “Fascismo e Terzo Reich”): “dove il fascismo presenta un carattere ‘totalitario’ devesi pensare ad una deviazione dalla sua esigenza più profonda e valida”. Tutto qui? Ovviamente ci si guarda bene dallo spiegare che il totalitarismo veniva giustamente criticato da Evola in quanto degenerazione dello Stato tradizionale, organico e gerarchico, e quindi in quanto meccanica e forzata centralizzazione, causata dalla necessità di contenere la frenetica forza disgregratrice e centrifuga della massa informe e caotica degli individui lasciati in balia di sé stessi dalla visione atomistica propria delle democrazie, del liberalismo e del socialismo. E ci si guarda bene, d’altronde, dal ricordare come Evola stesso criticò, a rovescio, il fascismo repubblicano di Salò, ritenenendo un grave errore quello di estendere la critica dei rappresentanti storici di un principio (nel caso specifico, i Savoia) al principio in sé stesso (la monarchia).
La Sinistra non è nuova a questi giochetti.
Peraltro, non è un fatto nuovo quello di assistere a ridicoli tentativi di appropriazione, da sinistra, di pensatori e filosofi, oppure di tematiche o letterature che sono ontologicamente agli antipodi rispetto alla visione del mondo propria al materialismo storico e dialettico ed a tutte le sue derivazioni: basti pensare, per citare due esempi tra i tanti, ai tentativi di arruolare Platone nel fronte dei comunisti ante litteram, per via dell’interpretazione distorta della Politeia e di altre sue opere, o di intravedere sgargianti tinte rosse nella saga del Signore degli Anelli di John Ronald Reuel Tolkien.
Insomma, che pasticcio! La triste verità è che la sinistra, col passare dei decenni, annaspa sempre più fra le rovine in cui si ritrova, e, nel deserto sempre più vasto della sua sconfitta storica, cerca, disperatamente, di trovare ciò che le manca proprio là dove ha cercato di diffondere odio, infamia, mistificazione e distruzione.
Così facendo, verrebbe da dire, si butta il bambino con l’acqua sporca. Perché, effettivamente, per tornare a noi, se per “riabilitare” Evola bisogna trasformarlo in ciò che Evola non è mai stato (antifascista, antirazzista, etc.), si tradisce l’opera del Barone ed il ruolo da lui svolto per affermare la Tradizione nell’epoca moderna. Con grande giubilo del fronte degli “evoliani anti-evoliani” che si arricchisce, da oggi, anche degli antifascisti.
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