A cura della Redazione di RigenerAzione Evola
Seconda parte dello speciale curato dalla nostra Redazione sull’emergenza Coronavirus. Riprendiamo il discorso da quanto dicevamo nella prima parte a proposito del fatto che in questo periodo delicatissimo, l’uomo e la donna di oggi, spiritualmente svuotati e ridotti ad automi da H24, alle prese con una condizione inedita di sospensione forzata della quotidianità, si trovano a convivere con un vuoto esistenziale ed un aggravamento della loro condizione di prostrazione psicologica, che li rendono ancor più recettivi del solito di fronte alle sollecitazioni che arrivano in uno scenario apocalittico come quello attuale, finendo potenzialmente per accettare, quasi senza accorgersene, di divenire schiavi di un sistema ancor più perverso dell’attuale. Approfondiamo il discorso.
Una pandemia come occasione per resettare un mondo? La “profezia” di J. Attali.
Intendiamoci: le misure restrittive attuali sono comunque necessarie ed inevitabili in una condizione di emergenza sanitaria internazionale quale quella odierna (dinnanzi alla quale in Italia, probabilmente, si è troppo tentennato nella fase iniziale, sempre per paura di essere troppo repressivi e quindi poco “democratici”, o di essere troppo razzisti), senza voler entrare nel merito delle caratteristiche di questo contagio e di questo virus, su cui le certezze rimangono poche, anche per l’oggettiva disparirà di vedute su molti punti tra esperti del settore, virologi, infettivologi in primis, per lo più dovuta all’originalità di questo virus (e ci auguriamo solo per questo motivo).
Ma il punto è che una situazione di emergenza come questa, spontanea o indotta che sia, può essere facilmente sfruttata affinché le misure restrittive, i contingentamenti ed i mutamenti socio-economici in atto, lo stato di panico e di allarme diffuso (che sta generando, tra l’altro, un gigantesco aggregato psichico di massa dagli imprevedibili effetti su un piano sottile), siano il volano per instaurare impercettibilmente e gradualmente un modello di società intriso di una post-modernità ancor più estrema di quella attuale, in cui, accanto alla figura del nuovo uomo ibrido, privo di identità (sessuale, etnica, sociale, ecc.) e di stabilità interiore, si potrebbe far strada un nuovo modello di ordine mondiale.

(immagine tratta liberamente e senza modifiche da pixabay.com (free simplified pixabay license; author: 8385 – Reimund Bertrams)
Gianluca Marletta, con un efficace lessico, ha parlato al riguardo di un effetto di “resettaggio del sistema economico-sociale mondiale”: come un computer colpito da un virus viene spento, resettato e riprogrammato, così questa pandemia potrebbe essere, di fatto, l’occasione per azzerare le forme attuali di questa società in avanzato stato di decadenza, e quindi sostituirle con nuove forme, sia un piano materiale che neo-spiritualistico, come vedremo nella prossima puntata.
Non nascondiamoci: non è preventivabile se e quando si potrà gradualmente uscire dall’emergenza sanitaria. Troppi i paesi coinvolti, troppo diverse le politiche seguite e le relative tempistiche, nell’assenza vergognosa di un protocollo comune dell’UE (tra l’altro la linea dell’ “immunità di gregge”, che richiama alla mente neppure troppo velatamente scenari maltusiani, prima proclamata e poi frettolosamente abbandonata da Boris Johnson nel Regno Unito, sembra invece essere stata scelta dal premier Rutte per l’Olanda); quando e come sarà possibile allentare le misure restrittive nei paesi? Dopo aver raggiunto il famoso picco dei contagi (che, peraltro, sarà inevitabilmente toccato in momenti diversi a seconda delle aree geografiche e delle politiche di contenimento seguite nel tempo, con differenti andamenti delle curve dei contagi, come dimostrato anche dai diagrammi della celebre pandemia della spagnola)? Il rischio, evidentemente, sarebbe quello di stimolare la ripresa di nuovi focolai o di far impennare di nuovo le curve dei contagi, essendo comunque il virus sempre presente ancorché in fase discendente, sia per comportamenti interni ai paesi (spostamenti compresi) che per eventuali movimenti di persone tra nazioni e continenti (si pensi già ai casi di contagiati “di ritorno” in Cina ed in Corea del Sud).
Solo eventualmente l’arrivo del caldo (sul cui effetto reale non c’è però certezza, e che comunque sopravviene in modo diverso nei vari paesi) e, soprattutto, la scoperta di un vaccino (per il quale i tempi sono ovviamente lunghi) potrebbero essere un’arma decisiva.
In ogni caso, lo scenario economico sarà stravolto, ci sarà una recessione ed una crisi di dimensioni epocali, con ricadute sociali inimmaginabili. Ed i risvolti sull’essere umano potrebbero essere altrettanto inimmaginabili. Ci sono dunque le basi per azzerare tutto e riavviare un trasfigurato, pericolosissimo, “nuovo” mondo (quel brave new world di huxleyana memoria)?

Jacques Attali (immagine sotto licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 2.0 Generic, autore ActuaLitté, file estratto da: Jacques Attali – Prix Bristol des Lumières 2015 (23808823675).jpg)
Ciò potrà avvenire o meno, potrà essere tentato o meno da chi di dovere, ma è una possibilità. In questi giorni su Internet, da più parti, è stato riproposto un risalente ma assai significativo articolo di Jacques Attali, il celebre economista, saggista e banchiere, già consigliere speciale di Francois Mitterand.
Il 3 maggio 2009, nella rubrica da lui all’epoca tenuta per la rivista L’Express, Attali scrisse, con riferimento al virus della SARS, che la potenziale pandemia di quel periodo avrebbe potuto scatenare una paura rientrante nella categoria delle “paure strutturanti” (“peurs structurantes”), quelle che, per Attali, fanno “evolvere” l’umanità, costituendo così l’occasione, “molto più rapidamente di quanto avrebbe permesso la sola ragione economica” (“beaucoup plus vite que ne l’aurait permis la seule raison économique”), “di mettere le basi di un vero governo mondiale” (“mettre en place les bases d’un véritable gouvernement mondial”) . Ecco il testo esatto dell’articolo dell’epoca, che merita di essere letto:
“La storia ci insegna che l’umanità evolve significativamente soltanto quando ha realmente paura: allora essa inizialmente sviluppa meccanismi di difesa; a volte intollerabili (dei capri espiatori e dei totalitarismi); a volte inutili (della distrazione); a volte efficaci (delle terapeutiche, che allontanano se necessario tutti i principi morali precedenti). Poi, una volta passata la crisi, trasforma questi meccanismi per renderli compatibili con la libertà individuale ed iscriverli in una politica di salute democratica.”
“La pandemia che sta iniziando potrebbe far scatenare una di queste paure strutturanti”, poiché essa farà emergere, “meglio di qualsiasi discorso umanitario o ecologico, la presa di coscienza della necessità di un altruismo, quanto meno interessato.”
“E, anche se, come bisogna ovviamente sperare, questa crisi non sarà molto grave, non bisogna dimenticare, come per la crisi economica, di impararne la lezione, affinché prima della prossima crisi – inevitabile – si mettano in atto meccanismi di prevenzione e di controllo, come anche processi logistici di un’equa distribuzione di medicine e di vaccini. Si dovrà per questo, organizzare: una polizia mondiale, un sistema mondiale di stoccaggio (delle risorse) e quindi una fiscalità mondiale. Si arriverebbe allora, molto più rapidamente di quanto avrebbe permesso la sola ragione economica, a mettere le basi di un vero governo mondiale.”
“È del resto con la creazione dell’ospedale che è cominciata in Francia, al XVII secolo, la realizzazione di un vero e proprio Stato”.
Oggi Attali, sul suo sito personale (attali.com), a proposito del Coronavirus, scrive, com’era facile aspettarsi, ben altro, assumendo toni umanistico-sentimentali da filantropo cittadino del mondo che, se possibile, risultano ancor più ipocritamente pericolosi di quelli azzardati all’epoca, che non erano chiaramente ripresentabili oggi; toni che possono essere uno specchietto per le allodole per molti, ma non per tutti: “La pandemia darà la possibilità di comprendere che ciò che conta è il tempo che viviamo” (“La pandémie permettra peut-être de comprendre que seul vaut le temps”), “ciò ci insegnerà a prendere sul serio la sola cosa al mondo che è veramente rara, che ha veramente un valore: il tempo, il tempo ben vissuto. Quello della nostra vita quotidiana, che non si deve più perdere in attività futili” (“cela nous apprendra à prendre au sérieux la seule chose dans le monde qui est vraiment rare, qui a vraiment de la valeur: le temps. Le bon temps. Celui de notre vie quotidienne, qu’on ne doit plus perdre dans des activités futiles”).
Fantascienza? Complottismi? Può darsi, oppure no, vedremo. Quel che è certo, è che quella guerra occulta che deve orientare in chiave regressiva e sovversiva il corso della storia, di cui Evola ci ha più volte parlato, ed a cui abbiamo fatto riferimento a proposito dell’articolo sulla manipolazione delle coscienze, è una realtà, e non un fantasia, e che le tecniche di suggestione e di manipolazione di massa, che utilizzano gli strumenti della psicanalisi e della psicologia del profondo per orientare e condizionare i comportamenti, vi rientrano a pieno titolo.
L’elemento psichico e l’inconscio giocano un ruolo fondamentale in questa guerra sotterranea proprio dal lato passivo, cioè dal punto di vista dei soggetti che diventano strumenti operativi più o meno inconsapevoli al servizio delle forze della sovversione, oltre, ovviamente, alla conseguente passività delle masse e dei popoli che vivono le epoche e le vicende storiche così indirizzate, inconsapevolmente ingannati e plagiati. Evola scrisse infatti, con riferimento alla guerra occulta: “di inconscio si può parlare nei soli riguardi di coloro che, secondo la concezione tridimensionale degli avvenimenti, ci appaiono più come gli oggetti che non come i soggetti della storia”.
Vedremo dunque cosa accadrà, vedremo se l’occasione (ripetiamo, indotta o meno che sia stata) di una pandemia che sta prendendo forma a livello internazionale, potrà essere sfruttata affinché i meccanismi di difesa generati dalla paura siano resi in qualche modo strutturali, iscrivendoli “in una politica di salute democratica”, come scrisse Attali, rimodulando le libertà personali alla luce di questa trasformazione; vedremo se arriveremo a concepire le forme mondializzate invocate da Attali, più o meno palesi ma magari surrettiziamente elaborate, di “polizia, di stoccaggio delle risorse e di fiscalità”, che gettino le basi per il famigerato “governo mondiale”.
L’immagine in evidenza è tratta liberamente e senza modifiche da pixabay.com (free simplified pixabay license; author: Tumisu).
Segue nella terza parte
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