Un esoterista prestato alla politica (parte prima)

di Marco Rossi

(dagli Atti del convegno “Evola e la politica”, tenutosi ad Alatri, 23-24 maggio 2008, pubblicati  con il titolo “Studi Evoliani 2008” a cura di Arktos Editrice, Torino 2009)

I non molti studi scientifici usciti in questi anni, che si sono posti il problema di approfondire la complessità della figura di Julius Evola hanno mostrato a sufficienza l’importanza delle tematiche esoteriche e tradizionali nella Weltanschauung di questo autore (1), per la cultura italiana, per certi aspetti straordinario e quindi discusso: noi riteniamo però che la radice ideologica più profonda e vera di Evola, il motore immobile, il centro di gravità permanente (2) che sta costantemente e coerentemente alla scaturigine del suo pensiero e della sua molteplice attività vada individuata proprio nel fatto che questo autore vive ed opera come un esoterista, come un antico esoterista, nel pieno delle contraddizioni del Novecento.

In questa prospettiva l’interesse per il piano politico, sia della grande politica che dell’operare nella realtà effettuale contingente, certamente esiste e va adeguatamente collocato; ancora una volta come in molte realtà storiche del passato, che a loro volta andrebbero maggiormente contestualizzate a partire anche da seri e spregiudicati studi che evidenzino l’incidenza reale della storia dell’esoterismo su quella della storia religiosa, culturale e filosofica che, generalmente, conosciamo meglio.

In tale interessantissima area di studi Evola dovrebbe essere studiato come si dovrebbe studiare Pitagora e il pitagorismo, Platone, e pure Plotino e l’ultima Accademia neoplatonica; eguale trattamento andrebbe poi compiuto nei confronti di personaggi del rinascimento come Marsilio Ficino o meglio ancora Giordano Bruno (3) e Tommaso Campanella: tutte personalità che catalizzarono forti interessi anche per la politica, ma vivendo lo stesso fervore per l’impegno politico come un modus operandi particolare, una proiezione secondaria del vero e proprio eroico furore interno, speso nell’interesse e nell`operare all’interno di una realtà che veniva percepita come una vera e propria Tradizione Esoterica.

In questa ottica cercheremo di evidenziare alcuni esempi significativi della vita e dell’opera di Evola in relazione all’interesse politico, il quale, a nostro avviso, rimane sempre periferico e più metapolitico che veramente politico in senso moderno.

L’incidenza del contesto storico, spesso difficile e talvolta assolutamente tragico, e il suo contrasto evidente e non poche volte paradossale con l’operare di Evola, ci aiuterà a chiarire ciò che intendiamo dimostrare.

Julius Evola- Paesaggio interiore, apertura del diaframma

Quadro di Julius Evola del periodo dadaista, Paesaggio interiore, apertura del diaframma

Sappiamo bene che Evola inizia la sua carriera di intellettuale come pittore, prima futurista e poi dadaista (4), e già nel 1921 lo troviamo non solo tra i più importanti artisti dada d’Europa ma anche tra i più lucidi teorici e filosofi di questa corrente artistico-letteraria d’avanguardia (5).

Siamo così nel gennaio del 1921, la prestigiosa rivista di Anton Giulio Bragaglia Cronache d’Attualità, che spesso ha ospitato contributi di Evola, ci fa sapere che a Evola “piace tanto d’esser detto filosofo” e che “ha formalmente assicurato che il movimento dada prospera sfruttando le donne” (6). E’ il gennaio del 1921, a Livorno, dopo un durissimo congresso, nasce il Partito Comunista Italiano, sulle ceneri del fallimento delle occupazioni delle fabbriche dell’estate precedente: la rivoluzione strisciante bolscevica sta fallendo perché la classe dirigente del vecchio Partito Socialista si sta piegando alle vecchie prospettive riformiste, riproposte dal Primo Ministro Giovanni Giolitti. Ma le campagne italiane registrano ancora una rivoluzione ammezzata e la reazione fascista sta montando tra la debolezza dei governi liberal-democratici.

Ma ancora nel numero di marzo 1921 di Cronache d’Attualità troviamo che l’amico Evola “ci prega di comunicare come gli uomini nudi gli destino ribrezzo quasi come le donne nude. La qualcosa, per lui, è tutto dire. Aggiunge che è molto desolato di non poter accontentare gli amici che amerebbero ora vederlo pederasta: ma fa sperare che, col tempo, possa anche diventarlo, per vederli contenti.” (7)

Evola del resto è impegnatissimo nella propaganda dadaista, organizza un Jazz-Band-Dada-Bal, per quell’aprile, con musiche appositamente composte e per “orchestrina, strumenti a percussione, voci, fischi, rivoltelle” (8).

Quel 1921 è per l’Italia un anno tragico, di guerra civile: Evola pubblica e costruisce le sue migliori opere d’arte d`avanguardia e decide pure, alla fine dell’anno, di concludere la sua esperienza artistica e di dedicarsi allo studio della filosofia oppure di suicidarsi.

Non si pensi che l`alternativa che affronta Evola allora sia esteriorità o semplice atteggiamento estetico: lo studio attento delle sue opere e delle lettere confermano la massima serietà del passo, che noi non intendiamo mettere per nulla in discussione.

L’autore del resto ha 24 anni, ha vissuto l’intensa stagione artistica come una vera e propria pars destruens interiore, e il Dadaismo stesso del resto trova il suo significato più profondo, spirituale, proprio in questa cifra (9); nasce nell’inferno della prima guerra mondiale come segno di auto-distruzione totale di tutte le vecchie logiche, ultima delle avanguardie che si collegano, organicamente, con la grande stagione letteraria-artistica occidentale dell’Ottocento e con la sensibilità romantica e decadente.

Arturo Reghini

Arturo Reghini

Evola vive sinceramente e profondamente queste tematiche, per questo non ci si può meravigliare della gravità del suo passo: dopo il nulla, il nichilismo, occorre ritrovare dei valori autentici, oppure si deve avere il coraggio di chiudere con una vita senza significati.

Evola, comunque, già in quegli anni, ha la stima anche di Arturo Reghini (10) e sappiamo che, almeno prima della marcia su Roma, Mussolini stesso lo incontra con interesse, e sembra che proprio da Evola il futuro Duce abbia sentito parlare per la prima volta di Freud e della psicoanalisi (11).

Passa comunque il 1922 come una tormenta: tutti sappiamo dell`importanza politica del 28 ottobre e del primo governo Mussolini, segue il 1923 con i primi tentativi di ricostruire una frantumata unità nazionale ed Evola esce con la traduzione di un testo esoterico e sapienziale cinese: si tratta del testo di Lao-Tze, Il libro della Via e della Virtù, che viene stampato per le prestigiose edizioni Carabba (12). Evola ha ormai 25 anni, ha scoperto il valore e l’importanza spirituale di un qualcosa che, col tempo, chiamerà Tradizione; per il momento l’Oriente del Buddismo, il Taoismo e il neospiritualismo europeo, assieme alla filosofia idealistica del romanticismo tedesco, gli forniscono una strada di ricostruzione esistenziale e spirituale.

E’ del 1923 anche un suo saggio dove indica nella Teosofia della Blavatsky e nell’Antroposofia di Steiner le due vie realizzative, idonee alla costruzione di una realtà individuale e spirituale effettiva, mentre sul piano della conoscenza continua a sostenere la priorità dell’idealismo tedesco (13).

Il 1924 in Italia è un anno particolarmente tragico: delitto Matteotti a giugno, crisi del fascismo sino a fine dicembre, secessione dell`Aventino dei partiti anti-fascisti, ancora il paese sull’orlo della guerra civile; intanto Evola diventa un pubblicista delle maggiori riviste dell`ambiente esoterico-spiritualista: collabora a Atànor (14) del neo-pagano e massone Reghini, a Ultra (15) del teosofo indipendente Decio Calvari, a Bilychnis (16) della scuola teologica Battista; partecipa a conferenze sui temi dell’esoterismo e inizia anche a collaborare con alcuni quotidiani, sia di parte fascista, come L’Impero, che di parte antifascista, come Sereno e soprattutto Il Mondo (17), la prestigiosa testata che faceva capo al leader liberal-democratico Giovanni Amendola.

Atanor

Atànor, rivista di Arturo Reghini a cui Evola collaborò negli anni ’20

I suoi scritti si occupano comunque di argomenti legati alla filosofia o all`esoterismo: a fine anno finisce di scrivere Teoria e Fenomenologia dell’Individuo Assoluto (18), opera che intende portare a conclusioni di Idealismo magico (19) la filosofia classica dell`idealismo tedesco, da Kant a Hegel; i due tomi dello studio vedranno la luce nel 1927 e nel 1930 e riscuoteranno l’apprezzamento dello stesso Benedetto Croce.

Finalmente arriviamo al 1925, duro anno di svolta per il nostro paese: con il discorso del 3 gennaio Mussolini si prende la responsabilità di ciò che sappiamo e inizia la trasformazione dello Stato liberal-democratico nel regime fascista, che si voleva totalitario e che comunque, con le leggi fascistissime, abolirà tutti gli altri partiti e limiterà fortemente la libertà di stampa.

Proprio in questa situazione, dove ormai il conflitto politico sembra definitivamente concluso a favore del fascismo, Evola scopre di possedere una qualche sensibilità politica: sino a quel momento aveva rasentato una posizione esistenziale vicina al vero e proprio solipsismo, dove gli unici interessi concreti e reali sino ad allora erano infatti rappresentati da quelli artistici, seguiti da quelli filosofici ed esoterici.

E a coloro che ritengono il termine solipsismo una esagerazione, consiglio di leggere un eloquente saggio del nostro, pubblicato su L’idealismo realistico nell’aprile di quel 1925 (20), dove si sosteneva, in 6 pagine di dimostrazioni logiche stringenti, che il solipsismo idealistico è la posizione gnoseologica più alta fornita dalla filosofia occidentale.

Sostanzialmente Evola allora differiva da Max Stirner, il padre dell’anarchismo e autore dell’Unico e la sua proprietà (21), dal fatto, per fortuna non indifferente, che l’io individuale viene letto, non sempre a proposito, come una possibilità all’interno dell’lo Trascendentale-Universale, a sua volta individuato, in quel 1925 ancora confusamente, con la realtà metafisica dell’Uno di plotiniana memoria.

sibilla-aleramo

Sibilla Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio, scrittrice e poetessa, ebbe una relazione con Evola

Insomma dalle altezze stratosferiche del solipsismo alle concrete vicende erotiche o d’amore con la bella e stagionata femme fatale Sibilla Aleramo, che lo coinvolgerà e lo descriverà persino nel suo romanzo Amo, dunque sono (22); e ancora dalle rarefatte speculazioni teologiche alle considerazioni contingenti e non sulla ben triste politica italiana, che l’amico steineriano Giovanni Colonna Di Cesarò gli chiederà per la sua rivista politica Lo Stato Democratico (23), proprio mentre il suo partito Democrazia Sociale stava franando sotto i colpi della normalizzazione fascista: in effetti, quel 1925 fu per Evola quasi un brusco atterraggio forzato nei dintorni della verità effettuale.

Evola ha ormai 27 anni, ma partecipa all’attività culturale e artistica da almeno dieci anni, possiede amicizie varie e importanti, sia nel campo fascista, prima di tutto la stima personale di Mussolini e quella di Bottai, che tra gli antifascisti, da Tilgher alla Aleramo, da Croce a Colonna Di Cesarò: da queste posizioni decide di esprimersi per la prima volta sulle questioni politiche.

Così, mentre la sua amante firma il manifesto degli intellettuali antifascisti di Croce, Evola scrive su Lo Stato Democratico alcuni articoli molto significativi e compromettenti nei quali sostanzialmente afferma: il fascismo è una forza politica dalla sostanza democratica, popolare, senza alcuna base spirituale, che si nutre di violenza e di vuoti ideali patriottardi, ogni teoria politica democratica è comunque una truffa, il popolo non può che essere dominato, perciò una democrazia effettiva e una vera e propria impossibilità pratica, inoltre l’autore non teme di sospettare, e noi possiamo oggi dire con molte ragioni, che l’ideologia democratica sia la forma di dominio sulle masse che potrebbe, meglio di qualunque altra, rivelarsi efficace nel dominio politico sulle masse stesse, riuscendo nell’effetto di dominare le masse popolari senza che queste se ne accorgano minimamente.

fenomenologia dell'individuo assoluto-evolaEvola non manca certo di rigore e profondità nell’analisi, ma, il suo forte e prioritario impegno sul versante dell’esoterismo, che si realizza in una amplissima collaborazione con quasi tutti gli ambienti spiritualisti e magici italiani del tempo, lo porta, nel dicembre di quel 1925, a prospettare, proprio nell’ultimo numero de Lo Stato Democratico, prima che la censura fascista impedisca la sopravvivenza della testata di opposizione, la sua soluzione alla crisi politica italiana: egli propone una élite intellettuale, negli esponenti antifascisti dell’ambiente esoterico italiano, i quali potrebbero rettificare spiritualmente la nostra nazione, al posto delle violenze popolari e patriottarde messe in atto dal fascismo.

Il grado di irrealismo di una tale proposta penso che risulti evidente a chiunque abbia una sia pur minima conoscenza della situazione sociale e politica dell’Italia di quegli anni: l’autarca spirituale, che indica nell’Individuo Assoluto il fine della costruzione magica dell’immortalità, ha evidentemente qualche problema reale nel fare i conti con la verità effettuale della politica italiana.

Gli anni che seguono, del resto, confermeranno pienamente questo modus operandi: Evola infatti continua il suo straordinario lavoro di scavo e valorizzazione della Tradizione Esoterica e spirituale; nel 1926 esce il saggio sui Tantra L’Uomo come Potenza (24), dal 1927 al 1929 Evola dirige prima Ur e poi Krur (25), le due famose riviste mensili di indirizzi per una scienza dell’’Io, sicuramente le più importanti pubblicazioni di studi iniziatici ed esoterici che siano mai state pubblicate in Italia nel Novecento; ma sul piano dell’impegno meta-politico che cosa troviamo?

Evola sostanzialmente tenta di traghettare l’idea dell’élite intellettuale del Guénon dall’ambiente esoterico antifascista ad una eventuale infiltrazione e rettificazione all’interno dell’ambiente culturale fascista.

Critica Fascista, rassegna quindicinale diretta da Bottai

Critica Fascista, rassegna quindicinale diretta da Giuseppe Bottai

In questa ottica si spiega la sua collaborazione a Vita Nova di Leandro Arpinati e soprattutto a Critica Fascista di Giuseppe Bottai: i due gerarchi fascisti permettono ad Evola di ripresentare una versione parzialmente aggiornata dell’imperialismo pagano, che già il neo-pagano e massone Reghini aveva prospettato nel 1914 e ancora nel 1924.

Le cose sembrano andare in modo accettabile sino alla fine del 1927, quando l’ambiente cattolico italiano, e soprattutto il settore che prospettava un concreto incontro tra il cattolicesimo e il fascismo, si accorgono della provocazione: in riviste quasi ufficiali del fascismo, quali almeno Critica Fascista, si osa dunque proporre l’universalismo pagano e romano dell’Impero dei Cesari, oltre tutto in piena contrapposizione con l’universalismo della Chiesa Cattolica? E questo mentre il medesimo neopagano politico, appunto Evola, dirige una pericolosissima rivista di studi magici, appunto Ur, firmata da occulti e ambigui pseudonimi, ma che si sa raccogliere il meglio dell’ambiente esoterico e occultista italiano?

Certo Evola non poteva sospettare le articolate manovre che stavano portando alla Conciliazione e ai Patti Lateranensi del febbraio 1929: comunque, Bottai non perde tempo e lo elimina dai collaboratori già nel dicembre del 1927; ma Evola non si fa intimorire e prepara la controffensiva polemica nel libro Imperialismo Pagano (26), edito dalla casa editrice massonica Atànor agli inizi del 1928.

Le polemiche furono talmente forti e velenose che portarono non solo allo scontro diretto tra Evola e l’ambiente cattolico del tempo, ma isolarono le pur residue simpatie che Evola godeva in seno al fascismo e trascinarono ad una ulteriore frattura persino l’ambiente esoterico e magico che dava vita al mensile Ur.

Evidentemente il progetto di rettificazione esoterica e tradizionale all’interno del fascismo non sembrava dare frutti di rilievo: anche per questo, ricorda Emilio Servadio, che sembra esserne stato uno degli ispiratori (27), Evola decide di presentarsi con un quindicinale indipendente, appunto La Torre (28); siamo ormai agli inizi del 1930 e il titolo della rivista intende sottolineare la situazione di isolamento che la cultura spirituale e tradizionale vive sia in Italia che nel Mondo moderno.

la-torre-rivistaEvola ha 32 anni e sta ultimando La Tradizione ermetica (29), che l’anno seguente uscirà addirittura per Laterza, anche per i buoni uffici del senatore Benedetto Croce (30): ma la violenza delle polemiche suscitate da L’arco e la clava (31), la rubrica battagliera de La Torre, è tale che Evola è costretto a chiudere il quindicinale, a causa degli impedimenti che vengono dalla polizia e dal Ministero degli Interni, e nonostante alcune sue amicizie in alto loco, che gli consigliano apertamente di prendersi una lunga vacanza in alta montagna.

Addirittura, ricorda l’esoterista Massimo Scaligero (32), Evola arrivò a dover uscire per Roma con una specie di guardia del corpo, formata da simpatizzanti e maneschi trasteverini, per difendersi dalle numerose aggressioni che dovette subire da certi ambienti fascisti, che non rimasero per nulla contenti della relativa clemenza che il regime stava dimostrando nei confronti di questo ben strano intellettuale, apertamente ex-antifascista.

Del resto gli ambienti fascisti che si scontrarono con Evola non potevano sospettare, a loro volta, che quella relativa clemenza aveva una ben salda radice nella simpatia e nella stima che Mussolini nutriva per l’intellettuale esoterico, l’artista e persino il tradizionalista, come hanno ben mostrato, dopo, i Taccuini Mussoliniani raccolti da Yvon De Begnac.

(segue nella seconda parte)

Note

1) Mancando un’opera completa sulla biografia di questo autore, intendiamo per “scientifici” quegli studi non settoriali, anche se gli studi di qualche aspetto particolare sono naturalmente utili e anch’essi “scientifici”, che si sono posti il problema assai complesso di unificare e contestualizzare la lettura, tentando una interpretazione unitaria e omogenea del personaggio. In questa prospettiva si ritengono ancora fondamentali gli studi di Piero Di Vona, Evola e Guénon – Tradizione e Civiltà, Società Editrice Napoletana, Napoli, 1985 e Evola Guénon De Giorgio, Sear Edizioni, Borzano, 1993, oltre all’opera di Christophe Boutin, Politique et Tradition – Julius Evola dans le siècle (1898-1974), èditions Kimé, Paris, 1992.

2) Per il concetto di centro di gravità permanente, che è ripreso direttamente dalla psicologia esoterica di Gurdjieff, vedi soprattutto P. D. Ouspensky, Frammenti di un insegnamento sconosciuto, Astrolabio, Roma, 1976.

3) Forse solo Giordano Bruno ha avuto, sin’ora, attenzioni adeguate e di grande spessore in questa prospettiva; si veda in proposito F. A. Yates, Giordano Bruno e la tradizione ermetica, Laterza, Bari, 1969 e, per una ponderata introduzione al personaggio, Michele Ciliberto, Giordano Bruno, Laterza, Roma-Bari, 2005.

4) Cfr. Patricia Chiantera-Stutte, Julius Evola Dal dadaismo alla rivoluzione conservatrice (1919-1940), Aracne, Roma, 2001; Elisabetta Valento, Homo faber – Julius Evola fra arte e alchimia, Fondazione Julius Evola, Roma, 1994 e Marco Rossi, L’avanguardia che si fa tradizione: l’itinerario culturale di Julius Evola dal primo dopoguerra alla metà degli anni trenta, in AA.VV. Delle rovine ed oltre – saggi su Julius Evola, a cura di Mario Bernardi Guardi e Marco Rossi, Antonio Pellicani Editore, Roma, 1995.

5) Basterebbe in questa prospettiva valutare di Evola Arte astratta, uscita per la prima volta per la Collection Dada di Zurigo e stampata da Maglioni e Strini, a Roma, nel 1920.

6) Brano in Cronache D’Attualità, gennaio 1921, anno V, nella rubrica I misteri della cabala, a cura di Anton Giulio Bragaglia, p. 43.

7) Brano in Cronache D’Attualità, febbraio-marzo 1921, anno V, stessa rubrica I misteri della cabala, pp.45-46.

8) lbidem, p. 46.

9) Cfr. a cura di Elisabetta Valento gli scritti di Evola, Scritti sull’arte d’avanguardia, Fondazione Julius Evola, Roma, 1994.

10) Sulla figura del Reghini vedi soprattutto Natale Mario di Luca, Arturo Reghini – Un intellettuale neo-pitagorico tra massoneria e fascismo, Atànor, Roma, 2003 e l’importante numero monografico della rivista La Cittadella, n°23-24-25, del luglio-dicembre 2006, dedicato a Arturo Reghini – La sapienza pagana e pitagorica del ‘900, a cura di Sandro Consolato.

11) Cfr. Yvon De Begnac, Taccuini mussoliniani, a cura di Francesco Perfetti, prefazione di Renzo De Felice, Il Mulino, Bologna, 1990: quest’opera è della massima importanza per valutare accuratamente la reale incidenza dell’intellettuale Evola nella cultura del fascismo e soprattutto per verificare la stima che Mussolini aveva per Evola come artista, filosofo e persino esoterista; il brano su Freud si trova a p. 646.

12) Lao-Tze, Il libro della Via e della Virtù, con introduzione di Julius Evola, Carabba, Lanciano, 1923.

13) Julius Evola, Idealismo, occultismo e il problema dello spirito contemporaneo, in Ultra, anno XVII, n° 6, dicembre 1923, pp. 304-316.

14) Cfr. Atanòr – Rivista di studi iniziatici, a cura di Gastone Ventura, Ed. Atanòr, Roma, 1980; vedi anche Marco Rossi, L’interventismo politico-culturale delle riviste tradizionaliste negli anni venti: Atanòr (1924) e Ignis (1925), in Storia Contemporanea, anno XVIII, n°3, giugno 1987.

15) Cfr. in proposito Marco Rossi, Julius Evola e la Lega teosofica indipendente di Roma, in Storia Contemporanea, anno XXV, n°1, febbraio 1994.

16) Cfr. Julius Evola, I saggi di Bilychnis, Edizioni di Ar, Padova, 1987.

17) Cfr. Marco Rossi, Julius Evola e la pubblicistica antifascista liberal-democratica: 1924-1925, in Futuro Presente, n°6, primavera 1995.

18) Le due opere di Evola furono pubblicate, rispettivamente, Teoria dell’Individuo assoluto, nel 1927 e Fenomenologia dell’Individuo assoluto, nel 1930, sempre per i tipi di Fratelli Bocca Editori, di Torino.

19) Cfr. Julius Evola, Saggi sull’Idealismo Magico, casa Editrice Atanòr, Todi-Roma, 1925.

20) Cfr. Julius Evola, Sulle ragioni del Solipsismo, in L’Idealismo Realistico, anno II, n°6-7, 15 marzo-1 aprile 1925, pp. 38-44; oggi riproposto in L’Idealismo Realistico (1924-1928), a cura di Gian Franco Lami, Fondazione Julius Evola, Roma, 1997.

21) Cfr. Max Stìrner, L’unico e la sua proprietà, Annesse Editrice, Roma, 1970, ma esiste anche una edizione Adelphi, di Milano.

22) Cfr. Sibilla Aleramo, Amo dunque sono, Mondadori, Milano, 1927, riedito da Mondadori nel 1982; sulla questione vedi Giovanni Monastra, Evola nel giudizio di una donna: Sibilla Aleramo, in Futuro Presente, n°6, primavera 1995.

23) Cfr. Marco Rossi, “Lo Stato Democratico” (1925) e l’antifascismo antidemocratico di Julius Evola, in Storia Contemporanea, anno XX, n°1, febbraio 1989.

24) Julius Evola, L’Uomo come Potenza. I Tantra nella loro metafisica e nei loro metodi di autorealizzazione magica, Casa Editrice Atanòr, Todi-Roma, 1926.

25) Al di là dell’importante silloge curata dallo stesso Evola, Introduzione alla Magia, Mediterranee, Roma, 1971, che però fu una edizione parzialmente rielaborata e talvolta emendata sempre da Evola, storicamente e filologicamente è assai più importante l’edizione anastatica, curata da Massimo Scaligero, di Ur Rivista di indirizzi per una scienza dell’Io, Tilopa, Roma, 1980, che naturalmente riporta integralmente, e senza aggiustamenti postumi, i testi dal 1927 al 1929.

26) Julius Evola, Imperialismo pagano, Casa Editrice Atanòr, Todi-Roma, 1928.

27) Il grande psicanalista Emilio Servadio, che era anche un grande cultore di esoterismo e di metapsichica, collaborava con Evola già dalla metà degli anni Venti; in una sua rara confessione, data peraltro ad una rivistina neo-pagana degli anni Ottanta, Servadio descrive come si arrivò alla fondazione de La Torre e come fosse stato proprio lui a suggerire ad Evola quel titolo; cfr. il brano, Come nacque La Torre, in Solstitium, anno VII, n°3, marzo 1982, pp. 15-16.

28) Cfr. Julius Evola, La Torre, introduzione di Marco Tarchi, Società Editrice Il Falco, Milano, 1977.

29) Julius Evola, La Tradizione Ermetica nei suoi simboli, nella sua dottrina e nella sua “Arte Regia”, Laterza, Bari, 1931.

30) Cfr. Julius Evola, La Biblioteca esoterica – Evola-Croce-Laterza carteggi editoriali 1925-1959, a cura di Alessandro Barbera, Fondazione Julius Evola, Roma, 1997.

31) Sulla violenza di queste polemiche si veda anche di Marco Rossi, Julius Evola e la “rete di protezione”, assieme all’appendice, nel volume di Evola, L’arco e la clava, edizione Mediterranee, Roma, 2000, con introduzione di Giorgio Galli.

32) Cfr. Massimo Scaligero, Dioniso, in Testimonianze su Evola, a cura di Gianfranco De Turris, Mediterranee, Roma, 1973-1985, pp. 180-189.



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"In una civiltà tradizionale è quasi inconcepibile che un uomo pretenda di rivendicare la proprietà di una idea e, in ogni caso, in essa chi così facesse, con ciò stesso si priverebbe di ogni credito e di ogni autorità, poiché condannerebbe l’idea a non esser più che una specie di fantasia senza alcuna reale portata. Se una idea è vera, essa appartiene in egual modo a tutti coloro che sono capaci di comprenderla; se è falsa, non c’è da gloriarsi di averla inventata. Una idea vera non può essere «nuova», poiché la verità non è un prodotto dello spirito umano, essa esiste indipendentemente da noi, e noi abbiamo solo da conoscerla. Fuor da tale conoscenza, non può esservi che l’errore" (R. Guénon)

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